‘Matto per le bambine’, (non così) inedito Lewis Carroll
Matto per le bambine – lettere e ritratti di Lewis Carroll a cura di Carla Muschio – Stampa alternativa 2001 € 10,00 e-book disponibile NO isbn 9788872262221
Il reverendo Dodgson, nome cacofonico assai, si scelse lo pseudonimo più dolce e promettente Lewis Carroll che lo condusse agli sperati successi con Alice nel Paese delle Meraviglie, Alice nello specchio, più che con i trattati di logica e matematica da lui compilati in quanto lettore della materia ad Oxford. Dodgson/Carroll, uomo curioso e misterioso, ancora non si dipanano certuni studi sulla di lui tendenza amorosa, (e potete constatare quanto sia contagioso leggerlo mentre si scrive), fu anche accanito latore di divertenti lettere alle piccole ammiratrici del suo talento, che conosceva in spiaggia nella bella stagione, e ottimo fotografo nello stile vittoriano virato seppia (alle bimbe misteriosamente pensose e dall’aspetto tanto adulto) che gli si riconosce. Foto notevoli, letterine anche. Il piacevole libro a cura di Carla Muschio prova a trarre da questo materiale gli indizi di un male amoroso che se non fu pedofilia, e pare che non lo fu, lo tenne legato all’età prepuberale per tutta la vita a causa di una madre assente ma fin troppo presente nella testa e d’un padre assente e basta. Carroll crebbe, nell’assente/presenza materna, assieme a ben quattro sorelle, due maggiori di lui e due minori, e crediamo possibile abbia imparato ad intrattenere fanciulline in modo mirabile tanto da potersi permettere di redarguire in età giovanile e adulta, chiunque ponesse osservazioni sui suoi troppo intimi inviti a cena, una-bambina-per volta (che, forse, avendo sperimentato la compresenza di ben quattro sorelle, gli autori osservano bene come il nostro amasse sempre la compagnia delle piccole ma presa col contagocce). C’è chi racconta che solo con le bambine si sapesse relazionare, sfidandole sul terreno degli indovinelli, dell’assurdo, del simpaticone allo sfinimento, qualche volta del rabbioso contendente di passatempi di cui sembrava non poter fare a meno pur di uscire dalla solitudine sociale alla quale pare si fosse auto-confinato. Documentazioni tenute per lungo tempo nascoste, non meno verificate e professionali, nella bella postfazione di Giorgio Bubbolini, dimostrerebbero che la sua non fu una vita lontana dal sentimento e dal desiderio poiché con la mamma delle piccole Liddell, ispiratrici in tutto e per tutto di Alice, e con alcune signorine più cresciute (alla soglia dei sessanta sceglieva ‘bambine’ tra i venti e i trent’anni di età), abbia intrattenuto relazioni sentimentali non platoniche. Un libro, perciò, più sull’uomo che sullo scrittore? Niente affatto; il bel volumetto, che riporta i carteggi di Carroll con le bimbe, alcune splendide foto più rivelatrici d’un trattato sull’infanzia e due brevi saggi, fa luce sull’arte quale esperienza non a se stante, ma arricchente del percorso di vita, attraverso la quale, solo, sembra possibile scegliere altre strade ed esplorarle fino in fondo alla ricerca di altri se stesso. Dodgson/Carroll ne è stato cosciente fino in fondo? È uscito dal suo labirinto di specchi: fiaba/vita vera/Alice/bimbe/sorelle, e noi lettori, rileggendo le sue opere e la sua vita, ogni volta, rientriamo nel labirinto o ne usciamo? Se una risata accompagnava le fitte ragnatele di parole che sapeva tendere alle sue nobili giovanissime amiche, quella risata ancora pare risuonare sulle teste di noialtri lettori. Il libro incanta, così l’insondabile mistero letterario e umano… (Serena Grizi)
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