MATTEO BASSETTI AL DI FUORI DELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA
Negli ultimi mesi si è affacciata alla ribalta della cronaca la categoria degli scienziati e dei medici che stiamo imparando a conoscere nei suoi vari aspetti, positivi e negativi. Il mondo scientifico, per sua natura, procede per dibattiti, confronti, a volte scontri che, tuttavia, finiscono con la prova dell’evidenza scientifica a cui, alla fine, tutti si inchinano: la teoria deve trovare il suo riscontro nella pratica. Purtroppo gli scontri e le polemiche a cui si assiste in televisione e nei giornali vanno talvolta ben al di là del dibattito scientifico e scadono in personalismi di medici che si comportano come prime donne, l’uno contro l’altro, in diatribe personali che danno una pessima immagine della comunità scientifica che, è bene ricordarlo, è quella che trarrà l’umanità fuori dalla tragedia del Covid-19.
Le dichiarazioni dei Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, consentono di fare qualche riflessione a tal proposito, a partire dalla filosofia della scienza.
Bassetti ha dichiarato: “Io credo che il Comitato tecnico-scientifico [della presidenza del Consiglio] dovrebbe esprimere le migliori menti italiane nell’ambito delle malattie infettive, dell’igiene pubblica e della microbiologia. Invece la massima espressione nella gestione del Covid-19 non ha al suo interno questi specialisti.” Inoltre: “Ilaria Capua. E’ una veterinaria, i vaccini prevengono la malattia e l’infezione. Ognuno deve parlare di ciò che sa e si occupa”.
Uno dei pilastri del mondo della conoscenza è l’unitarietà della scienza. In altri termini lo scienziato “deve” essere interessato a tutto il mondo della natura e dell’uomo – non a caso l’università si chiama così proprio perché testimonia – o dovrebbe testimoniare – l’universalità del sapere. Ovviamente il sapere è sterminato e quindi, al fine di far avanzare le conoscenze, è necessario concentrarsi su alcuni temi, per cui sono nate le specializzazioni, ma l’approccio deve essere onnicomprensivo e olistico.
Delegittimare una commissione ministeriale perché non sono presenti alcuni specifici specialisti, o che una virologa con una laurea in medicina veterinaria non possa dire la sua sul Covid-19, contraddice alla radice il discorso scientifico; si afferma la prevalenza allo specialismo rispetto all’unitarietà del sapere. In questo modo Matteo Bassetti si colloca al di fuori della comunità scientifica.
Due osservazioni.
Nelle commissioni di esperti di tutti i generi siedono molte persone, di varie estrazioni professionali, che portano con sé non solo le conoscenze personali ma di tutte le strutture di cui fanno parte (la comunità scientifica di cui fanno parte). D’altra parte non è materialmente possibile includere tutti gli specialisti, e quello che serve è un lavoro di gruppo e di fertilizzazione incrociata.
Se l’approccio terapeutico di Bassetti e della sua Clinica per le malattie infettive è quello di guardare soltanto le infezioni in una ristretta visione specialistica, come farà con i suoi pazienti che, oltre alla specifica malattia, sono affetti da altre patologie? Gli occupanti dei letti della Clinica che dirige verranno trasferiti in altre strutture quando avranno problemi cardiaci o oncologici? Ma il Giuramento di Ippocrate non prevede che il medico usi tutte le competenze disponibili, e quindi quelle degli altri colleghi, per curare tutte le manifestazioni patologiche del malato, incluse quelle psicologiche?
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