Martedi letterari: Colloqui sulla contemporaneità
Una poesia forte, letta magistralmente da Massimo Chiacchiararelli, che affonda le radici nell’essere dell’uomo come umanità; versi che nascono dalla Vita in una dimensione che mira al sociale, che vuole, deve, uscire da sè per raggiungere l’altro. Tra le liriche il filosofo-poeta non disdegna di gridare “Il male d’oggi”, cantare l’amore che diventa divino perdendolo, ché trascende i confini, lo sgretolare delle fedi, il tepore del seme che mette radici e porta alle ragioni scaturigini di vita … Si passa dal concetto di ciclicità della storia allo spessore del mito, al valore innegabile della natura, senza mai allontanarsi dalla musicalità ora più densa ora più limpida del canto: una efficace fascinazione della parola che comunica, che vuole e deve comunicare. Il testo-silloge può definirsi una teca filosofica del percorso che ognuno di noi dovrebbe intraprendere per ricercare l’assoluto e, soltanto dopo tale costruzione di sè, potrà degnamente aprirsi alla società. La poesia di Franco Campegiani sgorga e tende irrefrenabile verso una fede che deve elicitare dall’intimo per una etica comune, universale: Seppur si sfaldasse un dì la terra/ e si schiantasse il grembo antico di frescure/ noi cadremmo dove non si può morire/ là nel più segreto degli abissi/ nel centro di pulsazione universale./ Risorgeremmo …/ Tutto ritornerà al suo posto,vedrai./ Non può distruggere l’uomo/ né costruire, altri che se stesso. Ecco, l’arte poetica dell’autore: si eleva al livello escatologico per ritornare nell’uomo, in ciascuno di noi! Il relatore poeta Mariotti, nel suo excursus all’interno di Ver sacrum dice che la poesia in esso contenuto «…non fa che confermare perentoriamente la tempra morale dell’autore, innanzitutto come uomo…» Molti i versi citati e discussi con ottima critica da parte di Andrea Mariotti, a sua volta autore di liriche, ed è con lui che Franco Campegiani è stato incluso con alcune liriche nell’ antologia L’ Evoluzione delle forme poetiche, archivio storico dell’ultimo ventennio (1990-2012), Kairòs Edizioni di Napoli. Il relatore, critico leopardiano, continua a sviscerare i profondi contenuti e aspetti degli scritti inclusi in Ver sacrum, tutti degni di specifico apprezzamento, ma la lirica della raccolta, sottolinea Mariotti, «…particolarmente toccante, per la tonalità minore – volendoci esprimere in termini musicali- scelta in questo caso da un poeta, Campegiani, incline per istinto a un più squillante e potente do maggiore: Amarti è perderti, il titolo della poesia cui sto accennando. Ora, all’altezza della prima strofe di essa, sembrerebbe inverarsi una volta di più l’intonazione calorosa, sanguigna del nostro poeta; ma ecco subito dopo: Legarsi e sciogliersi/ questo è il gioco dell’amore. / Amarti è perderti,/ è scoprirti tua, non mia …E resto qui, chiuso nel giro/ delle mie ossa… Ascoltatore appassionato della musica di Mozart, confesserò che non ho potuto non ripensare, colpito dai versi appena citati, all’andante in do minore della Sinfonia Concertante K 364 per violino viola e orchestra del genio di Salisburgo; andante inaspettato e cupo che trafigge il cuore, dopo il primo movimento di scintillante pienezza. E comunque, risulterà difficile non avvertire, nei suddetti versi di Franco Campegiani, un tono più sommesso e forse più intimamente poetico in merito alla declinazione di quei‚ contrari la cui teoria costituisce il vero e proprio perno del suo pensiero filosofico …» Una corale conversazione finale sull’autenticità poetica dell’autore marinese, ha chiuso nel migliore dei modi la serata a “Il Piccolissimo” di Ciampino dove il critico, poeta, amico Franco ha confermato ancora una volta la straordinaria capacità espressiva del suo animo poetico.
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