Marino. Il PCI: ha vinto il SI
Marino. Il PCI: ha vinto il SI. Siamo consapevoli delle possibilità di unità della sinistra e di un radicamento culturale, sociale e politico in cui siamo protagonisti
Votanti del Referendum in Italia, quasi 54%. Nel Lazio circa il 46% meno 8% della media nazionale. Poco meno la media della provincia di Roma col 45%. Assai meno nel comune di Marino dove il voto è stato esercitato dal 41% circa degli elettori. Ciò ci aiuta a fotografare alcune valutazioni oggettive. Che, ad esempio il quasi 70% del SI nazionale risponde senza dubbio allo schieramento che era quasi del 90% delle forze ufficiali in campo, perdendo quindi consensi proprio tra le fila stesse dei sostenitori del SI. Nel Lazio poi tale difficoltà è ancora maggiore perché solo circa il 66% è la scelta del SI. Così come è in modo forte presente il NO nella provincia di Roma con quasi il 37%. Questo dato a Marino, dove avrebbe dovuto essere oltremodo preponderante il SI vista la concomitanza del Governo locale a guida M5S, e lo schieramento del SI con un centrodestra che si sta ricompattando in modo forte, oltre che dalla ufficialità del SI – anche se va detto che qui esponenti non secondari locali si sono spesi per il NO – Non è andato oltre, anzi un po’ al di sotto della media nazionale al 69%. Ciò lascia spazio alle seguenti considerazioni: di natura politica, che mostra come il clima antipolitica è ancora fortemente attivo e serve soprattutto alla destra in rimonta culturale nel Paese per de ideologizzare (apparentemente) il confronto politico e le proposte che invece sempre più hanno base e sapore antioperaio, anticostituzionale, antiresistenziale, antipopolare. Altra considerazione di natura del peso delle forze in campo: dove a fronte di una oggettiva e propositiva forza dialogante del NO, soprattutto visibile grazie all’area antifascista, democratica, socialista e comunista ha proprio nel nome della difesa costituzionale raccogliere quasi il 31% del NO. Quasi 4.500 cittadini, a fronte del misto/minestrone politico dell’altra sponda che ha raccolto 10.000 cittadini. Ciò, certo ben sapendo che un quesito referendario ha un tema preciso, ma anche non sottovalutando che 4.500 che scelgono di riconoscersi profondamente nella difesa della Costituzione è un buon grado di terreno fertile sul quale costruire forti rappresentanze popolari, della sinistra unita, con il protagonismo di socialisti e comunisti proprio qui a Marino, dove non a caso tali forze hanno profonde radici. Cosa dobbiamo fare a sinistra? E’ semplice, duro e coraggioso insieme. Si tratta d’ora in avanti, e sapendo che è alle porte anche un confronto elettorale per il Comune nel 2021, di chiarire se spazi programmatici, se scelte per la città, a cominciare da una visione che non abbia l’orizzonte di un lustro ma ventennale, possono essere terreno comune per salvaguardare il popolo marinese, le giovani generazioni, l’idea di Marino nei Castelli romani all’interno della città metropolitana e del Lazio. Se possano essere fulcro vero, non tattico, non predellino per inutili e improbabili carriere personali, da offrire senza veli e senza remore a chi voglia sostenere il ritorno della politica di passione. Un umanesimo della politica che liberi dalla superficialità, dai paragrafi e dai commi e restituisca ai moti dell’anima e alla bellezza delle idee che mirano alla concretezza della gestione del potere per l’utopia possibile. E’ nostro compito prioritario dialogare e trovare consenso culturale, sociale e politico tra le migliaia di cittadini che hanno scelto di non andare a votare: che non hanno seguito cioè, massimamente, né le aspettative del M5S, né le indicazioni della destra.
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