MARINO 5/6 giugno: Giornata dedicata al musicista Giacomo Carissimi
Una manifestazione interessante non solo per chi ama la musica ma anche per tutti noi, figli dei Castelli Romani.
06 Carissimi_programma_MARINO_2021Vita[modifica | modifica wikitesto]
Giacomo Carissimi nacque nel 1605 a Marino, dove fu battezzato il 18 aprile di quell’anno. Il padre, Amico, fabbricante di botti, era figlio di un certo Carissimo, originario di Castelsantangelo sul Nera (Macerata) trasferitosi con la famiglia a Marino nel 1578.
Ebbe i primi insegnamenti musicali da Aurelio Briganti Colonna, Alessandro Capece e Francesco Manelli, musicisti attivi nella sua città natale, poco distante da Roma, a quel tempo feudo della famiglia Colonna.
Dall’ottobre 1623 cantò nel coro del duomo di Tivoli, e un anno dopo fino all’ottobre 1627 divenne organista. Nel novembre 1627 monsignor Getulio Nardini, vicario generale e arcidiacono del duomo di Tivoli, divenne vicario apostolico ad Assisi, e nel 1628 Carissimi lo seguì per assumere il posto di maestro di cappella nella Cattedrale di San Rufino, che mantenne fino al 1629, quando si trasferì definitivamente a Roma. Dal 15 dicembre 1629 assunse la carica di maestro di cappella della chiesa di Sant’Apollinare annessa al Collegio Germanico-Ungarico, che mantenne fino alla morte. Nel 1637 ricevette gli ordini minori e poté quindi godere di alcuni benefici ecclesiastici.
Oltre all’attività di maestro di cappella, svolse una rilevante attività didattica, rivolta soprattutto a musicisti che gli venivano indirizzati, spesso da nobili famiglie, per avere un’adeguata formazione musicale nel canto e nella composizione. Viste le strette relazioni del collegio Germanico-Ungarico con i territori del Sacro Romano Impero, alcuni dei suoi migliori allievi fecero carriera presso importanti corti del nord Europa, come Giovan Battista Mocchi attivo nelle corti di Bruxelles e di Neuburg-Düsseldorf, Domenico Palombi e Domenico del Pane a Vienna, Kaspar Förster a Varsavia e Copenhagen, Vincenzo Albrici a Dresda, Stoccolma, Amburgo, Londra, Berlino, Lipsia e Praga.
Già prima della metà del Seicento Carissimi aveva conseguito una notevole fama anche al di fuori di Roma. Nel 1643 fu invitato dal cantante Giacomo Razzi a candidarsi come successore del defunto Monteverdi come maestro di cappella della basilica di San Marco a Venezia. Nel 1647 ebbe pressanti inviti da parte dell’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Asburgo perché assumesse la carica di maestro di cappella della sua corte a Bruxelles.[1] Il gesuita Athanasius Kircher spese per lui parole di lode nella Musurgia universalis (Roma, 1650), pubblicando due esempi della sua musica, tratti dalla cantata A’ piè d’un verde alloro e dal coro finale del celebre Jephte, dove nel giro di poche battute il compositore evoca ben otto diversi ‘affetti’ che permettono all’ascoltatore di cogliere i repentini rivolgimenti del dramma: amore, dolore, letizia, indignazione, compassione, timore, audacia e stupore.
Nel febbraio 1656, in onore della regina Cristina di Svezia, da poco arrivata a Roma, venne rappresentato al Collegio Germanico-Ungarico il dramma sacro Il sacrificio d’Isacco, messo in musica da Carissimi, Nella quaresima dello stesso anno, presso la corte della regina, venne eseguito il suo oratorio Historia di Daniele, su libretto di Pompeo Colonna. Nel luglio 1656 Cristina di Svezia lo nominò «maestro di cappella del concerto di camera».
Carissimi dovette collaborare alle musiche di altre istituzioni romane, tra le quali l’oratorio di S. Maria in Vallicella e quello del Ss. Crocifisso di San Marcello, dove la sua presenza è testimoniata più volte nel decennio 1650-1660.
Carissimi morì il 12 gennaio 1674 e fu inumato nella stessa chiesa di S. Apollinare, in cui aveva lavorato per buona parte della vita. La congregazione dei musici di Roma, della quale si ritiene che fosse stato membro, gli tributò esequie solenni nella chiesa di Santa Maria Maddalena; non restano tracce della sua tomba[2].
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