Maria Pia Santangeli tra spiriti, streghe e folletti in una storica piazza a Rocca di Papa
Una Piazza dell’Erba a Rocca di Papa, sabato 13 luglio, con l’orizzonte volto al tramonto: lo scroscio della fontana in pietra sperone dove per anni si sono abbeverate le bestie e hanno riempito le conche d’acqua, le nostre ave… Luce calda d’un’estate piena che fatica a lasciar spazio alle prime tenebre che precedono la sera: le case sopra di noi e le luci dei lampioni che fanno magia nel vicolo in salita con ripide scale percorse da chi rientra per la cena. Eh già, sono le nove di sera: dire le ventuno rompe l’atmosfera antica che stiamo gustando nella gradualità del tempo che passa…
Vociare della clientela della vicina trattoria: è una delle più antiche, l’ho individuata in un quadro del 1866, dove una festa popolare addirittura con il pallone aerostatico riempiva la piazza di paesani in abito popolare.
Facilissimo tornare indietro nel tempo quando, accompagnato alle percussioni da Roberto Casciotti, Paolo Valbonesi dà il LA cantando il pezzo vincitore del primo Concorso della canzone romana, musicato da Calzelli, su testo di Ilari, interpretato il 23 giugno 1891 da un ancora sconosciuto Leopoldo Fregoli in occasione della festa di San Giovanni: non c’era Piazza dell’Erba, ma l’Osteria Facciafresca, fuori porta San Giovanni all’angolo con Via Sannio… vinse proprio questo brano, Le streghe, mentre invisibili, nel giorno della loro festa, chissà quante ne volavano sopra le teste degli avventori!
Pronti, tutti ascoltiamo, cantiamo con lui il ritornello e con noi la protagonista della serata, la scrittrice Maria Pia Santangeli con il suo libro “Streghe, spiriti e folletti – L’immaginario popolare nei Castelli Romani e non solo” – Edilet. Con lei Piero Botti, delegato alla cultura, che introduce la bella iniziativa. Una squadra consolidata accompagna l’autrice: Lorena Gatta, Mario Giovanetti, Angelo Querini che interpreteranno con le loro voci i vari brani prescelti, preceduti da una snella e piacevole introduzione della Santangeli.
A gruppi a gruppi, con letture brevi e gustose, ecco arrivar le vecchie streghe, con le quali i bisnonni e i trisavoli arrivavano a compromesso, con la promessa di ogni bene per sette generazioni a venire, a patto d’esser lasciate andare e di un tacito silenzio… gatti, scope, grani di sale: ogni escamotage era valido per distrarle e fermarle.
Vecchie fattucchiere, ma anche uno stregone: la nostra autrice ha raccolto diverse, interessanti testimonianze nei Castelli Romani, ma anche in altre regioni. Racconti popolari narrati davanti al focolare quando ancora non esistevano televisioni, né tantomeno telefonini!
Rabbrividivano i bambini a sentir raccontare dei lupi mannari – lopi penari -, povera gente a volte soltanto ubriaca, a volte malata di lincantropia: quante volte s’è sentito narrare di povere mogli ferite da mariti in stato di incoscienza!
E ancora gli spiriti e le anime sante, i folletti che a Rocca di Papa non esistono, ma altrove proliferano con tanti variabili appellativi: uno per tutti l’indico di Velletri che ha l’abitudine di sedersi sul torace dei suoi coinquilini, riempiendoli di dispetti e con loro “scasa”, si trasferisce quando si accorge che essi, disperati, fanno trasloco per liberarsi della sua ingombrante e fastidiosa presenza!
E non manca il cane bianco che aiuta chi è in difficoltà, per poi scomparire quando il problema è risolto: anche a lui s’attribuisce il ruolo di competenza delle anime sante. Mia nonna e mio nonno raccontavano di averlo incontrato sulla strada che da Artena procedeva verso Vivaro: c’era una fitta nebbia e la notte stava calando, non c’era segnaletica sulla strada. Improvvisamente un cane bianco è comparso davanti alla loro automobile e li ha preceduti passo passo, finché la nebbia s’è diradata. Solo allora, altrettanto improvvisamente, è scomparso. La loro salvezza, ripetevano ogni volta.
Maria Pia spiega, racconta, colorisce gli incontri con le persone che ha intervistato nel tempo, anche parenti, addirittura una zia nata nel 1800, dice.
Nel suo intervento, alternato da letture e brani musicali, tiene a precisare che il suo è “solo” un lavoro letterario; grande modestia la sua: questo libro, infatti – oltre che un pregevole lavoro di scrittura e narrativa, con un indice finale, i riferimenti ai testimoni da lei intervistati e una bibliografia molto stimolante -, è un piccolo, interessante contributo di antropologia culturale, branca del sapere che privilegia diversi aspetti legati proprio alla “cultura, secondo un significato etnografico che include il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume, e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società” 1 .
La serata è volata e con il brano di Edoardo Bennato “ Ogni favola è un gioco” Paolo Valbonesi ha fatto rivivere quell’atmosfera di ascolto davanti al focolare… Maria Pia ha donato ai presenti un mazzolino di profumata lavanda, mentre una fatina in incognito, la nostra bibliotecaria Rosita Millevolte, sorrideva alla piacevole riuscita dell’evento.
1Edward Burnett Tylor – Primitive culture – https://www.treccani.it/enciclopedia/sir-edward-burnett-tylor/
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