Maria, la biblioteca, e la vita
Appuntamento, all’inizio della primavera presso la Biblioteca Comunale di Velletri, per presentare il libro più recente di Maria Lanciotti, Spirali-Appunti di un vissuto, Edizioni Controluce. In realtà, abbandonata la formula classica di conduttore e relatori (solo una breve introduzione biografica da parte del direttore Leonardo Ciocca) si è trasformato in un incontro tra i giovani operatori della struttura e la scrittrice, domande e risposte libere in uno scambio di curiosità ed esperienze. Così si è parlato della poesia, che “è un lampo”, arrivata quasi inconsapevolmente nella prima adolescenza ma “capita dopo anni”, dell’assenza di nostalgia per ogni fase della vita, dai momenti aspri del dopoguerra quando si scriveva ancora molto a mano ed era naturale effettuare correzioni che lasciavano tracce preziose, fino ai comodi garbugli tecnici odierni, efficienti sì, ma che si buttano alle spalle la memoria di ogni arrovellamento in una eterna bella copia. Emily Dickinson scintilla e guida poetica, poi le poesie sulla maternità che non è solo il corredo psico-genetico della donna ma significa anche “dono, accoglienza, prendersi cura”; e ancora la convivenza tra giornalismo e poesia, una assimilazione metabolica di materiali per una strana sorta di razionalizzazione dei versi. Il tema importante della religione (suscitato nei giovani interlocutori dalle parole di Ecclèsia) dapprima imposta e sofferta poi rielaborata in maniera a-dottrinale e intima fino a giungere al miracolo laico di “essere qui ora e parlare e sentire, magari solo in parte, la complessità meravigliosa di uomo e natura”. Infine la buona lotta tra parola e silenzio, la prima che per sua natura ha un limite, l’altro che è pieno di tutto ciò che non è visibile, in un contrappunto che diventa, infatti, una spirale di vita.
I presenti, numerosissimi per la testimonianza di stima e affetto per Maria, hanno così assorbito piacevolmente molti dei temi importanti contenuti in questo grande libro della maturità espressiva. Un libro che è riduttivo chiamare zibaldone o somma di appunti nonostante il titolo. Nasce infatti da memoria e anima, da tessere di un mosaico sostenuto dalla tensione, ora etica ora emotiva, verso l’esperienza della vita, di Maria certo come occasione, ma di ognuno di noi per espansione essendo radicata in accadimenti che possono riguardare tutti. Giova a questo punto dare sostanza all’affermazione precedente sottolineando ancora alcune parole dalle pagine. È la stessa scrittrice a dare il senso dell’opera: “Non più figura oscura, giudicante. Ora il mio dio è sunto e somma d’ogni fratello, d’ogni germoglio, d’ogni particella. È il lungo pianto di una umanità in cammino, la lotta di ogni coscienza, il lamento del mondo, il sorriso del mondo. Il mio dio è la pazzia, la resa e la risalita, è ogni cosa che è.” E appunto in tutto questo ci sono i “Versi giovanili” di una compiutezza sorprendente, la lirica pura dei “Tramonti da bere ogni sera/come quando/-nella gloriosa malinconia/del cielo che imbruniva-/strepitava l’amore”, le pillole scherzose e pensanti di “Nuvole e fumo”, o la caustica “Revisione” del dramma di Caino e Abele. E ancora “Incontri”, “I colori della barbarie”, “Miracoli”, la dissoluzione di “Oblivion” o il ritorno alla poesia scintillante di “Se nascondi una stella” con la quale è gratificante concludere: “Un’altra sera di lucciole e baci. / D’altro non ho bisogno stasera. / Altro non voglio. / Ma / se nascondi una stella / ti aggirerò / e con un balzo / berrò alla sua luce.”.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento