Margaret Thatcher che…tanta arte ispirò
Margaret Thatcher è morta l’8 aprile scorso. Aveva ottantasette anni. Nessun uomo politico inglese, dal secondo dopoguerra ad oggi, ha ispirato tante opere d’arte quanto questo capo del governo britannico, unica donna ad aver ricoperto tale incarico. Opere d’arte ‘preoccupate’, a volte perfino distopiche. Dalla letteratura al cinema, al teatro, al fumetto, alla fotografia, alle arti visive tradizionali, alla musica, Margaret Thatcher è stata l’incarnazione d’elezione, quasi un sinonimo, dei mali egoistici della politica contemporanea in Occidente, che vanno sotto il nome, appunto, di «thatcherismo».
Il fatto che i suoi mandati abbiano in parte coinciso con la presidenza di Ronald Reagan di là dell’oceano non ha contribuito a smussarne l’azione prepotente e lo smantellamento del welfare nel Regno Unito. Resta nella memoria di molti italiani la sua battuta, durante la guerra delle Falklands, secondo la quale se i soldati argentini che resistevano sulle isole contro la marina britannica fossero stati di sangue spagnolo, anziché italiano, avrebbero retto un giorno in più.
Il fumetto V per Vendetta, dal quale è tratto l’omonimo film, si riferisce alla Thatcher, la Lady di Ferro (come era soprannominata), vista dall’autore Alan Moore come l’incarnazione del tentativo di porre radici totalitarie nella terra di Albione. Nel 1984 scampò per miracolo ad un colossale e tragico attentato dell’Ira, l’esercito di liberazione dell’Irlanda, dopo anni di angherie e maltrattamenti dei suoi membri, di cui restano nella memoria gli scioperi della fame e le conseguenti morti dei detenuti. La chiusura delle miniere degli anni Ottanta segna uno dei passaggi più drammatici della lotta sociale nell’Inghilterra contemporanea, di cui portano testimonianza numerosissimi film, ma anche poemetti come V. di Tony Harrison, incentrato sulla condizione disperata e desolante dei giovani inglesi figli dei disoccupati minatori di Leeds. Difficile trovare artisti delle isole britanniche che non abbiano scritto versi, se non intere canzoni, di dissenso nei confronti di Margaret Thatcher (tra questi, anche i Pink Floyd). Nel 1984, in qualità di primo ministro, la Thatcher indicò alla regina il nome del nuovo poeta laureato: Ted Hughes, famoso per le sue incisive raffigurazioni di animali feroci e rapaci. Alla morte di questi, con un’amara battuta Mark Lawson si espresse in questi termini sul Guardian: «La signora Thatcher parlò della simpatia per la sua poesia ed è infatti del tutto possibile che la sua esposizione della depredazione animale l’abbia influenzata nell’approccio al governo.» Personaggio odioso, altezzoso e sprezzante non solo nei confronti dei meno facoltosi che erano le sue vittime predilette, Margaret Thatcher si inimicò, tra gli altri, anche la sovrana britannica Elisabetta II, indubbiamente molto più moderata e pacifica di lei. Non se ne sentirà davvero la mancanza, anche perché si era ritirata da tempo e sono ancora fin troppi i suoi epigoni al giorno d’oggi. Questione di cattivi maestri. I cieli, nella loro imperscrutabile e infinita indulgenza, potranno forse aver pietà di lei e della sua scarsa sensibilità per gli altrui dolori.
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