Mare Nostrum
Nelle acque di Lampedusa è in gioco il futuro di tutti
Ricorderemo il 3 ottobre come un giorno di memoria per la nostra coscienza. Caronte traghettatore di corpi naviga nelle torbide acque di confine, una nuova tratta di schiavi. L’Europa latitante, Francia e Germania respingono gli uomini dell’Africa. Quanta poca memoria.
Per 400 anni, dalla tratta degli schiavi, alla colonizzazione, dall’indipendenza controllata agli interessi delle nazioni europee, al quotidiano sfruttamento delle materie prime africane al costo di un euro, abbiamo costruito il nostro benessere. Avremmo molto da star zitti vedendo scorrere il tempo dei nostri errori.
Pensiamo di poter fermare con leggi ad hoc l’ingresso d’immigrati o in fuga da violenze tribali o guerre. Si parla di intervenire nei luoghi di origine, benissimo, dovremmo solo evitare elemosine o finanziamenti che strozzano le nazioni realizzando, di fatto, una colonizzazione economica (peraltro già in atto). Intervenire nei luoghi di origine è necessario, rispettando l’autodeterminazione dei popoli nel rispetto dei diritti umani, e pagando ricchezze e materie prime in ordine di mercato. Forse non vi sarebbe un continuo flusso migratorio. Ogni individuo è legato alle proprie origini, se vi è il rispetto della dignità umana.
È naturale che in un ampio flusso migratorio, alcune persone possano provenire da settore della malavita. Proprio in questo caso uno stato forte è in grado di accettare e regolare la migrazione tenendo distante dalla malavita una manodopera della disperazione a buon mercato. È nell’accoglienza di tutta l’Europa che si possono istruire persone, formando una classe lavoratrice e imprenditoriale in grado di costruire ricchezza nei rispettivi paesi di origine. Spesso siamo pronti ad amplificare fatti negativi di pochi migranti, ma in modo peggiore non riusciamo a vedere la normalità e la richiesta di aiuto della stragrande maggioranza. È un vero peccato aver dimenticato la nostra “Ellis Island” o i “treni della speranza” o anche il solo flusso migratorio sud-nord. Tutto è servito a formare una nazione. La speranza e che ora inizi la formazione dei continenti.
La politica assume una grande valenza nell’affrontare una problematica che continuamente assume proporzioni di esodo, non più gestibile da singole nazioni, bensì con una visione europea oramai priva di confini nazionali. In Italia vi è un grande conflitto politico, l’oltranzismo del respingimento globale non trova fondamento in Europa, dove ogni nazione si fornisce di leggi o regolamenti atti a selezionare (o impedire) l’accesso dei lavoratori stranieri.
La legge Bossi-Fini, che dal 2002 ha imposto una linea dura, ha soltanto creato un’illusione (presente principalmente nel centro-destra e nella Lega Nord per la gioia dei loro elettori) di marginalizzazione della migrazione clandestina, così come gli accordi effettuati con i singoli stati. Fallimenti che non hanno impedito le carrette del mare, conferendo alla solidarietà di chi presta assistenza in mare uno stato di sostegno malavitoso. Nonostante la cecità politica, gli italiani hanno mostrato un volto diverso. Gli emigranti sono una realtà lavorativa ed economica per la crescita del paese. Un’Italia che invecchia ed è a crescita zero, trova negli emigranti un sostegno futuro. L’isola di Lampedusa, da anni porta estrema dell’Italia e dell’Europa, è simbolo di solidarietà di tutti i giorni, nonostante la forte pressione cui è sottoposta.
La migrazione non è un argomento semplice, credo che ognuno di noi possa pensare che e cosa ci spinge ad allontanarci dalle nostre case, dagli affetti familiari, da amici, dal luogo che ci ha visto dall’infanzia all’età adulta. L’avventura? La ricchezza? La disperazione? Il disprezzo per le proprie radici? O semplicemente la ricerca di una vita dignitosa?
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