Marco Testero: in gara devi dare fondo a tutte le tue energie fisiche e mentali
Importanti le figure di riferimento ed un gruppo che condivide la tua stessa passione, ci vorrebbero più allenatori sensibili e coinvolgenti, cacciatori di talenti ma anche stimolatori e facilitatori di sport ed esercizio fisico nei ragazzi.
Marco Testero, ex runner e ora allenatore, si racconta attraverso alcune risposte al Questionario di psicologia e sport per il benessere e la performance.
Ti sei sentito campione nello sport? “Un campione mai, e visti i miei risultati sarebbe stato assurdo pensarlo. Ho però la consapevolezza di aver praticato a livelli agonistici, seppur modesti, uno sport che non ti regala niente e nel quale è necessario allenarsi di più rispetto a molte altre discipline.”
Si è sempre allenato con criterio, metodo e costanza e questo gli permetteva di avere risultati soddisfacenti alle gare.
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere e performance? “Quello che mi faceva stare bene era la forma fisica necessaria per la ricerca dei miei limiti cronometrici; è l’aspetto che mi manca del mio periodo agonistico.”
Ora gli manca la gara, ha provato e riprovato, ma qualcosa non andava e non va e allora gioisce attraverso le prestazioni degli altri atleti che allena, perché oramai lo sport come sua moglie e suo figlio fanno parte della sua vita.
Come hai scelto il tuo sport? “Avevo diciassette anni, ero già appassionato di atletica; avevo deciso di partecipare ad una gara di 8 kilometri nel mio quartiere e mi allenavo da solo al parco quando Marco Pintus, il mio primo allenatore, mi propose di aggregarmi al suo gruppo.”
Nella tua disciplina quali difficoltà si incontrano? “E’ uno sport nel quale, se praticato a livello agonistico, indipendentemente dal tuo livello, in gara devi dare fondo a tutte le tue energie fisiche e mentali, perché si soffre. In allenamento devi invece impegnarti gestendoti con buon senso e senza cercare alibi.”
Se fai sport sul serio, allora bisogna impegnarsi fisicamente e mentalmente, bisogna soffrire e faticare per ottenere risultati, ma se c’è tanta passione allora si può dire che la fatica non esiste, tutto diventa più facile.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? “Non ho mai seguito diete particolari; nei giorni precedenti le gare evitavo alcolici, dolci con creme e fritti.”
Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale? “Non credo di aver mai risentito delle condizioni ambientali; per quanto riguarda le condizioni fisiche, mi è capitato di ritirarmi quando capivo che non mi sarei mai avvicinato alla prestazione a cui puntavo e mancava ancora molto alla fine della gara.”
Marco sentiva la gara, ci teneva al suo risultato cronometrico, non giocava, faceva sul serio.
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Ho dovuto smettere presto, a ventotto anni, per un infortunio che non mi permetteva più di allenarmi. Quando ho potuto riprendere, mi sono reso conto che non sarei più stato in grado di avvicinare le mie prestazioni precedenti e ho rinunciato all’agonismo. Ora corro e vado in palestra per conto mio, per stare bene, anche se devo confessare che correre senza un fine agonistico non mi piace proprio!”
L’ho visto in gara, abbiamo corso in alcune gare anche vicini, l’ho visto riprovare.
Chi ha contribuito nello sport al tuo benessere o performance? “In primo luogo Marco Pintus, il mio primo allenatore cui sarò grato a vita per avermi permesso di fare atletica; poi ad Angelo Ciccone che mi ha seguito nei miei ultimi anni di gare, e ai tanti amici conosciuti nell’ambiente dell’atletica; ambiente nel quale ho conosciuto Elisa, che da cinque anni è mia moglie.”
Allenatori in gamba come Pintus e Ciccone hanno permesso a Marco di raggiungere la performance, ora accanto a lui c’è Elisa Palamara, una moglie top atleta. Ora Marco, con le sue qualità di preparatore atletico, permette ad altri atleti di sperimentare benessere e performance.
Qual è stata la gara della tua vita? “Un paio di gare su strada, un cross a Capannelle nel dicembre 2000 e la mia ultima gara, la Roma – Ostia 2004 nella quale, se non fosse stato per una leggera contrattura patita negli ultimi 7 kilometri, avrei potuto fare anche meglio.”
Qual è una tua esperienza che ti possa dare la sicurezza, la convinzione, che ce la puoi fare nello sport o nella vita? “La vita ti pone sempre davanti a nuovi problemi; dobbiamo provare a superarli tutti, ma anche avere la consapevolezza che, purtroppo, non sempre ciò è possibile, indipendentemente dalle esperienze e dagli eventuali successi passati.”
A volte è importante la consapevolezza dei propri limiti e l’accettazione di quello che c’è nel momento presente.
Quali sono le tue capacità, risorse, caratteristiche, qualità che hai dimostrato di possedere? “Credo di essere sempre stato onesto con me stesso e con gli altri.”
Quali i meccanismi psicologici ti hanno aiutano nello sport al tuo benessere o performance? “Il fatto di non essermi mai creato alibi o prestazioni virtuali, come spesso ho visto fare da molti.”
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua attività? “Lo sport ha fatto e fa parte di me, e chi mi circonda l’ha sempre visto come un qualcosa di positivo.”
Senza dubbio lo sport per Marco, come tanti altri è qualcosa di positivo.
Hai dovuto scegliere nella tua vita di prendere o lasciare uno sport a causa di una carriera scolastica o lavorativa? “No. A meno che uno non abbia orari di lavoro particolarmente impegnativi, o problemi familiari, il tempo per allenarsi si trova; bisogna vedere se si è disposti a dedicare tutto o gran parte del proprio tempo libero all’attività sportiva.”
Che consiglio daresti a coloro che si trovano a dover fare scelte importanti nello sport? “Bisogna vedere di che tipo di scelta si tratta e quali sono il livello prestazionale e le condizioni lavorative, familiari e sociali di chi è chiamato a farla. Se una persona si trovasse ad avere la possibilità di poter vivere di sport (come atleta, tecnico ecc.), gli consiglierei senz’altro di provarci.”
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “Non mi è stato mai proposto, né tantomeno l’ho cercato; all’epoca pensavo fosse un fenomeno riguardante solo una piccola percentuale tra gli atleti di alto livello; oggi so che purtroppo non è così: ci sono dopati anche tra i semplici amatori, e credo sia una questione di mentalità; la corsa ti pone di fronte ai tuoi limiti, e non tutti sono disposti ad accettarli.”
Qual è un messaggio per sconsigliare il doping? “Doparsi significa mentire a se stessi, se non si è sportivi di alto livello; significa truffare, se non derubare il prossimo, se invece lo si è; spesso, fa anche male alla salute. E, con queste premesse, farlo è sbagliato sotto tutti i punti di vista. Per fare sport teso al semplice benessere, consiglio per quanto possibile di praticare attività diverse e di non allenarsi mai controvoglia; per la performance, l’unico consiglio è quello di impegnarsi al massimo in allenamento in gara, sempre compatibilmente con i propri impegni familiari e lavorativi.”
Riesci ad immaginare una vita senza lo sport? “La mia no; spero che possa essere così anche andando avanti con gli anni.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Dalle crisi e dalle sconfitte si esce solo impegnandosi in allenamento, non credo ci siano ricette magiche o scorciatoie; dagli infortuni curandosi, riposando e ricominciando; nel mio caso, dopo l’ultimo infortunio purtroppo non sono più riuscito a tornare a gareggiare.”
Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? “Io personalmente ad uno psicologo non mi sono mai rivolto e non credo che lo farei mai, né per lo sport né per risolvere altri problemi che la vita potrebbe mettermi di fronte; per natura sono portato a cercare le soluzioni per conto mio e dentro di me, e non credo che un aiuto esterno, seppur competente e professionale, potrebbe giovarmi: lo rifiuterei a priori; ma (per fortuna!) non siamo tutti uguali, e non dubito che ci siano persone, e sportivi, che possano essere aiutati in maniera anche decisiva da questa figura professionale che ultimamente è sempre più considerata e utilizzata; e non credo sia solo una moda: una valida ragione ci dovrà essere per forza!”
Mai dire mai.
Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi a questo sport fatto di fatica, impegno, sudore, sofferenze? “Una volta che scegliete questo sport, soprattutto se siete giovani, vi ci dovete dedicare col massimo impegno, altrimenti rinunciate del tutto. Se lo farete, avrete le vostre soddisfazioni indipendentemente dal vostro livello prestativo.”
Quali sono i sogni che hai realizzato e quali quelli da realizzare? “A livello sportivo non ho mai avuto veri sogni, ma obiettivi che ho realizzato purtroppo solo in parte: ho chiuso la mia esperienza di atleta con parecchi rimpianti; ora cerco di fare il possibile per aiutare gli atleti che seguo a migliorarsi sempre di più. Per il resto, ho una splendida famiglia (moglie e figlio di cinque mesi) e l’unica cosa che mi manca veramente è una minima soddisfazione a livello lavorativo.”
Quali sono o sono state le tue sensazioni pregara, in gara, post gara? “Prima delle gare ero spesso teso e cercavo di rilassarmi stando in compagnia degli amici; la gara era sofferenza pura; dopo la gara, comunque fosse andata, la tensione si scioglieva.”
Alla partenza di una gara lo vedevo teso, ma poi concentrato sul suo obiettivo di prestazione cronometrica, partiva con determinazione e non c’erano più distrazioni per lui.
Marco è menzionato sul mio nuovo libro “Sport, benessere e performance” http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=397&controller=product
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