MANI SAPIENTI PER MENTI OPEROSE…
Questa lunga pandemia che non sembra volerci lasciare, ha fatto sì che molti nostri concittadini castellani – residenti nel territorio dei Castelli Romani, s’intende – si trovassero legati, anche inconsapevolmente, in un unico filo conduttore che richiama il passato: un filo che unisce una trama congiunta al lavoro, soprattutto quello manuale, artigianale, tramandato di padre in figlio per più generazioni. Un’efficiente opera di coordinazione, di ricerca, di raccolta, nonché di ideazione è stata quella di Maurizio Bocci che, dopo un lungo e intenso lavoro di scrittura, rielaborazione, e stesura finale offre in questi giorni un nuovo lavoro editoriale Mani sapienti – Storie di antichi mestieri e di botteghe storiche dei Castelli Romani realizzato in collaborazione con il CNA Roma Castelli e Team Comunicazione.
Due anni di ricerche e collaborazione – anche attraverso l’uso dei social- con amici e conoscenti delle sedici città dei Castelli Romani e la memoria si fa presente attraverso racconti, immagini, testimonianze: in circa 180 pagine prendono vita donne e uomini che esercitavano mestieri oggi scomparsi – quello della raccolta della neve, per esempio, oppure quelli legati alla tradizione boschiva che interessava in larga parte il nostro territorio castellano, o ancora bottai, rogaroli, carbonai… – ed ecco tornare ai giorni nostri, botteganti e artigiani, lavoratori e garzoni, apprendisti e ragazzetti di bottega… l’aspirante calzolaio che finita scuola inizialmente spazzava il pavimento o imparava a recuperar chiodini da un pezzo di cuoio, oppure il cavallaro che lasciava ai figli o ai nipoti ancora bambini il modo di familiarizzare lavorando nei boschi, con il fiero quadrupede…
E ancora falegnami, fabbri, calzolai, calderai, arrotini, scalpellini, cestai, materassai e tanti altri: ciascuno dà vita a racconti non solo di attività lavorative, ma di storie di vita vissuta con tutto quel che comporta: relazioni, difficoltà, sacrifici, tenacia, voglia d’imparare…
Ne vien fuori un’identità comune che riguarda un passato territoriale e lavorativo condiviso, recuperato risalendo alle fonti, acquisendo foto d’epoca ( circa centocinquanta, alcune inedite), relazionandosi con eredi e conoscenti degli antichi artigiani e dei lavoratori di tanti anni fa occupati, oltre che nei boschi, anche nei vigneti, nei prati a pascolar bestiame, nei campi a piantar grano…
Non è un libro nostalgico questo di Bocci, ma un testo sul quale riflettere e riscoprire quel ch’è possibile recuperare – soprattutto nei nostri centri storici che si stanno svuotando – rivalorizzando l’artigianato, per esempio, favorendo l’apertura di nuove attività commerciali che in questi ultimi anni hanno chiuso i battenti; far in modo che i nostri boschi e le nostre risorse naturali e storiche possano creare futuro economico con il quale dar lavoro alle nostre generazioni a venire. La storia è maestra, facciamo in modo che l’insegnamento di chi ci ha preceduto, possa far maturare i suoi frutti puntando a un recupero economico e sociale a beneficio di chi sarà cittadino del domani.
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