“Mamma, come nascono le stelle?” In ricordo della piccola Luna
C’era un tempo in cui gli uomini quando camminavano lasciavano sempre dietro di loro delle molliche. E le molliche erano diverse da persona a persona. C’era un uomo che quando camminava lasciava una scia di molliche che prendeva la forma di un serpente, un bambino che lasciava dietro i suoi passetti molliche che sembravano tante piccole ranocchie, e una donna che spargeva molliche simili a germogli bianchi che parevano uscire da terra, poi c’era un uomo tanto grasso che lasciava molliche minuscole come formiche, e una bambina dai capelli ricci e la pelle scura che quando passava con le sue molliche disegnava per terra un gabbiano con le ali grandi e aperte. In questo modo tutti potevano trovare le persone che cercavano. Tutti si conoscevano e invece di avere dei nomi, si chiamavano come la figura che le molliche scrivevano a terra. C’era così l’uomo che si chiamava “coccodrillo”, un altro “coda di volpe” e uno “otto gocce” perchè al suo passaggio lasciava sempre 8 molliche a forma di goccia. Nessuno aveva paura di perdere l’amico, il padre, la figlia perchè ognuno sapeva quale strada seguire per incontrarli. Un giorno però gli uomini cominciarono a camminare tanto in fretta, correvano e si scontravano senza poi chiedersi scusa e senza neanche salutarsi, stavano pian piano dimenticando i loro nomi e anche il saluto…perchè prima il saluto non era “ciao” o “buongiorno” ma era una danza e una canzone, e non avendo più il tempo di cantarla e ballare, perdevano pian piano la memoria di quella musica che apriva la porta del cuore al giorno per invitarlo e accostava l’orecchio alla notte per sentirla dormire. Camminavano così in fretta che presto i sentieri che le molliche formavano e le figure che creavano si confusero…poi gli uomini non si ricordarono neanche più quanto fosse importante lasciare molliche per terra e non le facevano più cadere. Così tutti si persero. Non trovavano più la loro bambina, il cugino, la zia, l’amante, il neonato…erano molto tristi ma continuarono a camminare in fretta, pensando che il motivo della confusione fosse il vento che aveva sparso le molliche, e non loro che avevano creato quel vento e quella bufera per il modo con cui camminavano, così veloce. Venne giù una pioggia incessante…Come se un secchio d’acqua venisse lanciato dal piano più alto di un palazzo bagnando in un secondo un’intera persona, così quello sgrullone d’acqua aveva in un attimo allagato la terra dove vivevano queste persone. E nacquero nuovi fiumi e nuovi laghi, da qualunque parte volgevi lo sguardo potevi vedere i rami d’acqua di un albero che si disegnava a terra, senza radici ma con braccia lunghe e larghe: desiderose di cogliere qualcosa. Quando la gente vide i fiumi si ricordò improvvisamente delle scie di molliche…Fu così che ognuno decise che durante la notte doveva guadare un fiume e poi esprimere il desiderio: dire a voce alta il nome della persona che voleva rincontrare. Tutti scivolarono nell’acqua in silenzio, senza nuotare si lasciavano trasportare dolcemente dal fiume in cui lasciarono galleggiare il corpo stanco. Con il viso rivolto al cielo, mentre pronunciavano il nome delle persone lontane, improvvisamente si disegnarono nel cielo tante tante molliche. Erano le stelle. Le stelle nacquero così… dal desiderio dell’uomo d’incontrare qualcuno. Gli uomini nell’acqua si rincontrarono di nuovo, come rinati, si strinsero in un lungo abbraccio…il mare.
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