Malesseri di stagione
In inverno, si sa, girano virus fastidiosi che causano febbri e dolori vari in molte parti del corpo. Sono virus tutto sommato buoni e controllabili: si rimedia con qualche aspirina, al massimo un antibiotico. C’è invece un altro clima che prescinde dal freddo, ed un malessere che gira per l’aria. E si verifica una mutazione, come direbbe un biologo, un cambio di ordine, di consequenzialità: non è più il virus che causa il malessere, ma quest’ultimo diventa esso stesso virus,
e gira e incrementa il malessere che genera virus, e così di seguito in un crescendo non rossiniano ma wagneriano. Infatti è piuttosto tragico perché non attacca gola, bronchi o pancia, ma direttamente i cervelli.
Crisi finanziaria, di idee e di punti fermi, sfiducia e depressione, vanno ad incidere sul tasso, diciamo fisiologico, di criminalità, razzismo e pazzia che connotano gli stati del ‘benessere’. Accade perciò una rottura violenta di schemi, frizioni ed ammortizzatori. Capita che il malessere-virus imbocchi strade apparentemente diverse: una della pazzia lucida e criminale fomentata o tollerata da forze politiche irresponsabili ma colpevoli, l’altra della disperazione solitaria, ma anch’essa ‘accompagnata’ da forze politiche perlomeno distratte o inefficienti. La prima produce in tutto il mondo e da noi, a Firenze ad esempio, stragi insensate che danno un grande senso di sconforto profondo; la seconda consuma suicidi di poveri uomini, ora padri di famiglia, ora padri di aziende. E le tragedie sono acuite da un contesto di superficialità ed edonismo veramente da fine impero, tra vacui dibattiti incessanti, premi e celebrazioni autoreferenziali, stordimenti e diversivi vari che portano ad uno scollamento completo (e voluto?) dalla realtà.
Forse prima che sia troppo tardi occorre fare punto e a capo, fermare le bocce di una partita mortale, chiarirsi le idee e riscoprire le fondamenta. Si può ricominciare, per dirne una, dalla dignità e dalla lezione vera di cultura-tolleranza offerta dalla comunità senegalese di Firenze che ha sofferto, pianto e protestato, ma civilmente, senza violenza: un segnale cristiano importato dall’Africa per ‘colonizzare’ la culla, malata, del cristianesimo.
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