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Maffeo e il mondo poetico delle sorelle Brontë.

Maffeo e il mondo poetico delle sorelle Brontë.
Settembre 08
10:42 2018

Poeta, traduttore e saggista, Pasquale Maffeo, nel suo ultimo lavoro, ci porta dentro il mondo più intimo delle sorelle Brontë, ad Haworth, nello Yorkshire. In quella brumosa e fascinosa brughiera desolata si svela il mondo poetico delle sorelle Brontë.

***

Per quanto io possa dire, non esprimo nulla di nuovo, Maffeo è un poeta, un pensatore, un rivisitatore di personaggi, un poliedrico narratore che va dal tragico al grottesco, dall’ironico al mistico. E’ uno studioso di storia e di storie.

E’ proprio vero! Così si esprime Aldo Onorati, recensendo la recente fatica letteraria di Pasquale Maffeo, “Sorelle Bronte: Poesie”, ritratti, traduzioni e commenti dell’opera poetica delle tre sorelle, meglio conosciute per i loro romanzi, Charlotte, Emily e Anne, la prima autrice di “Jane Eire”, Emily per “Cime tempestose”, Anne per “Agnes Grey”.

 

Studioso di storia e di storie. Basterebbe ricordare quelle di Salvator Rosa, Giorgio La Pira, Federigo Tozzi, Jacopone da Todi e Papa Francesco per attestare la profondità di pensiero di uno dei grandi narratori di area cattolica, e non solo, di autorevole intellettuale a cavallo di due secoli. Maffeo, anglista di fama, che si è cimentato con la traduzione di autori del Settecento e Ottocento, quali W. Collins, W. Blake, J, Keats, C. Dickens, Ch. G. Rossetti e A. French, aggiunge un’ulteriore perla alla collana di conoscenza del mondo letterario anglosassone.

In “Ritratti”, la nota introduttiva all’opera, Maffeo delinea con puntualità la storia della famiglia Brontë ed il contesto ambientale all’interno del quale le tre sorelle consumarono la non facile esistenza, fin dall’anno 1820, quando il reverendo irlandese Patrick, il padre, salì ad insediarsi nella parrocchia di Haworth, nello Yorkshire, portando con sé la moglie Maria e sei figlioli.

Un luogo isolato dove si arrivava attraversando una strada scavata dal deflusso delle acque piovane, ripida, cosparsa di ciottoli appuntiti. La casa, una costruzione di un solo piano, lunga, bassa e con le finestre che si affacciavano sul cimitero. Dall’altro versante della collina, un’ondulata brughiera nella quale affioravano rocce e ristagni d’acqua in primavera, un contesto che nell’inverno rigido offriva temperature gelide.

È in questo contesto che le Brontë condurranno la loro esistenza, ma sarà Emily, la più dotata delle tre, colei che per tutta la vita portò nel sangue il fascino della brughiera desolata che era stata la compagna più insostituibile della sua infanzia e della sua adolescenza, l’unica che seppe trasferire davvero nelle sue pagine l’incanto arcano di quelle solitudini.

È nell’anno 1845 che Charlotte scopre per caso le poesie manoscritte che Emily tiene gelosamente nascoste e la persuade a pubblicarle, insieme ai suoi versi e a quelli della sorella Anne, sotto il triplice pseudonimo di Currer, Ellis e Acton Bell.

È in questo mondo poetico tenuto nascosto per anni che Pasquale Maffeo s’inoltra, evidenziando che l’adozione dei tre pseudonimi fu suggerita da una misura di cautela, dal momento che conveniva non interferire e distrarre il consenso di pubblico e della critica dalla popolarità conseguita dai romanzi. Ma a ciò si accompagnava, come puntualizza la stessa Charlotte, il desiderio di non far trapelare il fatto che loro erano poetesse per non incorrere nel discredito, alquanto ironico, che la musa al femminile suscitava negli ambienti letterari. L’Anglista dichiara subito che la sua non sarà una traduzione letterale, ma obbedirà al criterio della libera ri-creazione seguendo la sinopia di una puntuale fedeltà alla pronuncia originale, ricordando al lettore che sul piano del dettato poetico, quale che sia il suo genere, corrono in parallelo tre coordinate: la sintassi di senso, la sintassi di immagini e la sintassi di melos.

A supporto della sua tesi circa le immagini nel dettato poetico, Maffeo ricorda il filosofo francese Gaston Bachelard che ne legittima la presenza e ne sublima le funzioni inventive, significando che il poeta può, io direi deve, costruire immagini che trasmette al lettore che non è passivo ricettore, ma il tramite per inserire l’immagine nell’universo sempre in movimento nell’immaginario. Le immagini della poesia sono un sogno primitivo in grado di continuare la bellezza dell’universo ed estetizzarlo.
Ennesima prova di grande maestria letteraria questa di Maffeo, la cui intera ed intensa produzione letteraria viene sottaciuta dai “lumi commerciali”, ma non da quelli culturali, catalogazione del mondo letterario a cui ha affidato la sua riflessione Pascale Casanova nel suo ‘La République mondiale des lettres‘.

Raffaele Bussi

Pasquale Maffeo. Poeta narratore drammaturgo, è nato a Capaccio (Paestum) nel 1933. L’intera produzione in versi è reperibile nel volume ‘Nostra sposa la vita’ (2010). In prosa annovera tre raccolte di racconti, cinque romanzi (ultimo uscito è ‘Il nano di Satana’, 2011), tre biografie (‘Salvator Rosa’, ‘Giorgio La Pira’, ‘Federigo Tozzi’), saggi su autori italiani, una rilettura dei Poeti cristiani del Novecento (2006). Alcuni testi teatrali – quattro se ne leggono in Voci dalle maree (2000) – sono stati rappresentati o radiotrasmessi in Italia e in Svizzera. Da segnalare sono le traduzioni dall’area inglese: W. Collins, W. Blake, J. Keats, C. Dickens, Ch.G. Rossetti, A. French.

Ripreso da  altritaliani.net

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