Made in Italy in agricoltura
Seduto sul bordo del letto, ascolto il respiro di Simonetta nel buio. Poi mi alzo, vado in cucina e leggo il giornale. Mi faccio serio. Che notizia! Credetemi, la realtà non è come la immaginate. È tutt’altro che un gioco e non ha nulla di divertente. Sentite, perché… e se vi do noia, interrompetemi.
Lo scandalo legato ai prodotti agricoli provenienti dall’estero che continuano ad essere spacciati come italiani, dall’extravergine ai salumi, per la mancanza di trasparenza nell’informazione delle etichette è una delle principali cause della perdita di valore del Made in Italy in agricoltura.
È quanto afferma la Coldiretti che nel commentare con preoccupazione i dati Istat sul calo del valore aggiunto in agricoltura sottolinea la necessità di investire sulla qualità, la trasparenza e sull’innovazione a partire dalle bioenergie derivanti dall’agricoltura.
Smetto di leggere. Cerco di distrarmi facendomi un caffè. Ma, dentro di me, non distolgo il pensiero da questo panorama di desolazione: produttori europei, piantatela di usare concorrenza sleale nei confronti dei nostri produttori agricoli!
Riprendo a leggere, sorseggiando il mio caffè.
A parere della Coldiretti, siamo di fronte ad un vero attacco al Made in Italy a tavola con la mancata applicazione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti che ha provocato la proliferazione del falso Made in Italy a tavola: dal pomodoro cinese all’olio tunisino, dal prosciutto olandese alla possibilità addirittura di vendere come italiana la macedonia in scatola composta da ananas e acini di uva extracomunitaria, prugne bulgare e pere cinesi. Incredibile! Detesto questa situazione. Mi domando perchè il destino si accanisca contro il Made in Italy.
Esco sul balcone con un vago senso di inquietudine, brontolando in silenzio.
Tutto questo mi sembra assurdo. Rientro e mi siedo al tavolo. E poi, a dirla tutta, questa notizia mi ha colpito.
Perchè non continuare a leggere? Può essere divertente.
Con un senso di liberazione, riprendo la lettura del giornale.
C’è scritto che è anche particolarmente grave che di fronte alle drammatiche previsioni sui cambiamenti climatici e ai rincari sulla benzina che spingono tutto il mondo ad investire nelle potenzialità di energia pulita delle campagne, l’Italia delle bioenergie rimane a secco ed è ultima in Europa nei biocarburanti perché non sono stati emanati i decreti attuativi per la produzione di agroenergie anche da micro-impianti per esaltare il valore ed il legame con il territorio italiano.
Si tratta in realtà di un solo esempio poiché pesanti ritardi riguardano praticamente tutte le misure previste in finanziaria per il settore agricolo.
Secondo la Coldiretti serve un deciso cambio di rotta verso una politica agricola legata al territorio che valorizzi l’impresa nell’interesse dei cittadini e dei consumatori.
Poso il giornale. Mi chedo cosa si possa fare. Non ne ho la più pallida idea.
Con la Comunità Europea non è il caso di scherzare. Poco ma sicuro.
Quando Simonetta entra in cucina, mi guarda sorpresa. “Mario, perchè non dormivi?”
“Non ti preoccupare. Ho già preparato il caffè.”
Lei scuote la testa. “No, è che mi sembri preocupato”.
“Sì, per il settore agroalimentare italiano. E, quindi, per tutti noi”.
“Posso fare qualcosa per te?” mi chiede premurosa.
“Preparati che si esce!”
“Si esce? E dove andiamo? Piove!”
“Non mi risulta che una passeggiata si sia mai fermata per una pioggerellina. Gli uomini passeggiano con il bello e con il cattivo tempo, mia cara” le rispondo.
“Ah, sì? Però se la pioggia diventerà fastidiosa, rientreremo.”
Usciamo. Mi piace la pioggia. Sotto le gocce d’acqua sembra tutto più calmo, ordinato, pulito. Nonostante tutto, mi sorprendo a ripensare all’agricoltura italiana. Allora sogno che la concorrenza sleale voli via e scompaia come fumo nel vento.
Non appena giungiamo alla piazza, la pioggia aumenta. Entriamo di corsa in un bar. Ordiamo un prosecco. DOC, ovviamente!
Rassenerato, lo degusto.Ma sì. In fondo è bello risolvere i problemi così, no?
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