Macchiaioli: ritratti alla riscoperta del vero
L’arte dei macchiaioli è celebre in tutto il mondo. Ogni mostra vede numerosissimi visitatori, come accadde due anni fa, per l’evento romano organizzato nelle stanze di palazzo Bramante che si prestò a fare da galleria per il loro ritorno a Roma, dopo 50 anni. Ora è la volta di Montecatini che per la prima volta chiama a raccolta tutti i dipinti sparsi per i musei italiani (il canto di uno stornello di Silvestro Lega conservato a Palazzo Pitti di Firenze) e svela gli inediti (una via di Ravenna di Signorini), dal 16 ottobre 2009 al 18 gennaio 2010. L’avventura artistica dei macchiaioli Cominciò dal Caffè Michelangelo di Firenze, a metà Ottocento, quando maestri come Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Serafino De Tivoli, Giuseppe Abbati, Odoardo Borrani stravolsero le regole del purismo accademico e gli schemi Romantici, per spingersi verso quella “riscoperta del vero”, che causò la rottura con la cultura del tempo e la completa adesione al Naturalismo. I protagonisti di questa rivoluzione, supportati dal critico d’arte e mecenate Diego Martelli, intesero dipingere la realtà italiana fatta di contadini e pescatori attraverso quelle campiture cromatiche definite col dispregiativo di “macchie”. Con la loro rappresentazione del paesaggio e della civiltà rurale (teatro di lotte sociali che di lì a breve avrebbero messo in moto significativi cambiamenti) furono subito in sintonia coi movimenti artistici che si affermarono Oltralpe (realismo e Impressionismo) e col Verismo di Verga e di Zolà. L’inizio del movimento pittorico segna una tappa fondamentale nell’affermazione di quei nuovi valori che mettono al centro l’Uomo insieme alla presa di coscienza da parte dell’artista di avere un ruolo attivo nel contesto in cui viveva. I macchiaioli compresero per primi che la capacità espressiva di un’opera d’arte non va ricercata nell’insieme ma nel particolare, nella parte strutturale. E attraverso una riduzione ai minimi termini dell’immagine riuscirono a creare un linguaggio nuovo che aprì la strada ai movimenti del secolo successivo, come l’astrattismo. Dotati di un incredibile realismo, hanno immortalato nei loro dipinti spaccati e paesaggi della vita toscana. Famosi sono i dipinti: le lavandaie di Torre del Lago di Eugenio Cecconi; Lettera dal campo di Giovanni Fattori; I Campi in giugno di Francesco Gioli; Mercato del Bestiame di Telemaco Signorini, Colpo di Vento di Francesco Vinea.
Info: www.macchiaioli-montecatini.com
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento