Ma-chi-gli-dà-la-patente!?
Tra le troppe mine della vita civica e civile, e per le borse (premi assicurativi; danni e sottili tipo il “furto” di tempo), ci sono pure il rilascio delle patenti di guida e i relativi rinnovi. Ci vorrebbero migliori criteri di abilitazione, specie se per veicolo pesante o commerciale, all’indomani di troppi incidenti, danni o “banali” disagi alla circolazione. “Lumaconi” cronici, spesso anziani, oppure gente poco o per niente reattiva o elastica alla guida; veicoli e commerciali la cui manutenzione è insufficiente/mediocre oppure sono proprio da rottamare, ma continuano a circolare e sui lunghi percorsi; incapaci a sostare bene. Le donne poi (stando sempre alla mia casistica, ho viaggiato molto) che dispongono ora di macchine di grossa cilindrata: qui il senso di “sicurezza” o “coraggio” dato loro dal macchinone…è inversamente proporzionale all’insicurezza o paura determinata ai terzi. Sorvoliamo infine sul comportamento di troppi camionisti, specie di mezzi di basso/medio basso tonnellaggio; un pazzo rischiò di ammazzare me e mia madre: stando al telefono e scherzando con l’interlocutore non si accorse per nulla di aver invaso completamente la mia corsia. L’esame di teoria, già discutibile nelle informazioni da sapere, è fatto solo di “chiacchiere” mentre la prova pratica (finale) è ormai un inutile ed effimero momento di “abilità”, vista poi la futura, reale e costante vita su strada e su come si disporrà del veicolo. Troppi “zingari” (in senso figurato), rimbambiti o “timorati” per le strade. Intervenendo dunque bene a monte, l’abilitazione e/o il rinnovo devono assolutamente arricchirsi di tutti quei mezzi o strumenti necessari e tali per conoscere e capire a fondo la reale mentalità o comportamento dell’automobilista e su come vorrà realmente disporre del veicolo, uniti sempre però a maggiori controlli su strada (telecamere). Necessario è filtrare meglio la popolazione di mezzi circolanti. Rinnovo obbligatorio ogni 10 mesi, 4 per chi ha più di 60 anni per esempio…ma senza speculare. Pace all’anima dei troppi morti ammazzati o volontariamente assassinati.
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