L’utopia di acquisti senza plastica resta tale?
Tornando alla questione plastica trattata qui qualche settimana fa a proposito della tassa sui sacchetti di Mater-B, una bioplastica facilmente degradabile in natura.
La tassa è stata ampiamente contestata come se già non avessimo mai pagato in passato, incluse nel conto finale, le spese dei contenitori con cui portiamo a casa la merce, e sulla stessa tassa, poi, è stata fatta parziale marcia indietro a seguito delle proteste arrivate dalle associazioni in difesa dei consumatori decidendo che i sacchetti, comunque nuovi, possono essere portati da casa costando, quelli acquistati autonomamente in confezione, meno di quelli proposti accanto a frutta, verdura, pesce o altri generi venduti sfusi soggetti a peso sulla bilancia.
Ad una osservazione più attenta, qualche settimana dopo i fatti, e poiché ognuno di noi fa presto a dimenticare i particolari di quel che accade viste le esistenze complesse che si vivono, ecco apparire sui banconi di vendita del fresco soggetto a pesatura, tante confezioni già pronte in polistirolo e normale plastica, oltre che di fragole tradizionalmente vendute in vaschetta, anche di kiwi, nespole, banane, etc. in quantità molto maggiore a quella mai apparsa sui banchi del fresco. Così chi non porta la bustina ‘ecologica’ da casa trova già tutto impacchettato e pesato, non nel Mater-B ma in ‘normali’ plastiche, certamente differenziabili ma non ecologiche. (il prezzo dell’involucro non biodegradabile sta nel prezzo finale del prodotto, si capisce).
La verità è che una scelta davvero ecologica non riusciamo a farla perché ogni esigenza, anche la più nobile, diventa segmento di mercato e perciò oggetto di scelta voluttuaria e non d’una collettività che va ragionando su se stessa e il destino proprio e del pianeta. Così non usando il sacchetto di Mater-B pagabile alla cassa del supermercato, il materiale che ormai si dovrebbe necessariamente usare, posso portare il sacchetto di Mater-B da casa, se lo ricordo, o tante reticelle quanti sono i prodotti acquistati (portando alla cassa le etichette col peso dei prodotti?) Oppure opto per un acquisto contrario a tutta questa politica ‘faticosa’ quanto si vuole, ma alla lunga l’unica che può diminuire l’uso di buste di plastica nell’ambito degli acquisti al minuto, e mi ritrovo servito di contenitori in plastica doppi (vassoio e involto) moltiplicati per la verdura, la frutta, il pesce che acquisto, senza togliere quelli che già mi forniscono al banco di gastronomia varia (perché ormai è impossibile portare via anche solo un etto di olive senza la loro scatola trasparente)….
La riflessione minima è che di questo passo non ne usciremo. Non è che non esistano alternative, come i negozi senza plastica (plastic free) già presenti in altri Paesi europei e del mondo, o i nostri Mercati Contadini presso i quali si acquista portando i contenitori che si desiderano (cestini, scatole di cartone), ma proprio la grande distribuzione presto libera da plastica permetterebbe un abbattimento notevole del consumo di questo materiale utile ma usato in maniera intollerabilmente sconsiderata su tutto il pianeta. (Serena Grizi) – immagine web –
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