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Lungo la via di San Silvestro a Monte Compatri

Maggio 10
14:17 2014

Ci sono ancora “vecchi” che ricordano quando i reduci della resistenza nel 1945 decisero di commissionarle, come nel 1946 si fece una sottoscrizione popolare per realizzare le maioliche, e infine nel 1951 le edicole furono trasferite nell’attuale sede. Racconti, questi, narrati alle restauratrici dai “paesani” che si fermano incuriositi e svelano il legame che esiste tra i “monticiani” e questo luogo.
Il restauro, co-finanziato dal Comune di Monte Compatri e dalla Regione Lazio, si sta svolgendo sotto la supervisione della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio e si concluderà in tempo per le celebrazioni pasquali: così assicura Marta Giommi, specializzata in conservazione e restauro di opere d’arte.
Le maioliche furono realizzate nella storica fabbrica ica-Avallone di Vietri sul Mare (Sa), attiva fin dal 1839. Quest’anno la fabbrica, giunta alla quarta generazione di maestri ceramisti, ha ottenuto un importante riconoscimento dal Comune di Vietri. «Si tratta di una manifattura di particolare pregio artistico, come testimonia la raffinatezza delle scene dipinte, realizzate dal pittore Gaetano D’Acunto, di cui le maioliche riportano la firma» racconta Marta.
«Le opere purtroppo si trovano in un pessimo stato di conservazione, sia a causa dei ripetuti atti vandalici che hanno provocato la rottura delle piastrelle e l’irreversibile perdita di parti importanti delle figurazioni, sia per l’azione degli agenti atmosferici ai quali sono costantemente esposte: umidità, gelo invernale, irraggiamento solare.»
I restauri amatoriali, eseguiti alla fine degli anni Settanta e negli anni 1999-2000 a opera dell’intellettuale e pittore Rutilio Sermonti, il quale ha creativamente restituito nuovi volti alle immagini sacre mutilate, sono oggi molto deteriorati. «Nell’attuale intervento ci si è posti l’obiettivo di ripristinare la leggibilità delle maioliche, eliminando tutto ciò che nel tempo si è depositato o è stato messo sulle superfici obliterando le forme e i colori originali. Grazie alle fotografie del 2003 di Tarquinio Minotti, saranno in parte recuperati anche i restauri creativi del Sermonti che costituiscono ormai un’immagine consolidata. Dopo le operazioni di pulitura, disinfestazione da licheni, funghi e insetti di vario genere, consolidamento strutturale delle piastrelle, stuccatura, integrazione pittorica, verrà applicata una protezione finale che non esenterà comunque da una manutenzione periodica.»
Ci auguriamo che quanto prima si trovino anche i finanziamenti per la cura delle pietre che fanno da cornice alle maioliche. Un grazie alle restauratrici, a Fabio D’Acuti che è stato il motore di questo progetto, e a Tarquinio Minotti, perché senza le sue foto verrebbe a mancare un “pezzo” di storia a questo paese.

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