A Ciampino “Il dissidente italiano” di Rosario Giocondo
Luigi Proietti Orzella – Ciampino Sala Consiliare: presentato “Il dissidente italiano” di Rosario Giocondo
Nell’ambito dei “Caffè Letterari”, sabato 18 marzo, nella Sala Consiliare “P. Nenni” del Comune di Ciampino lo scrittore calabrese, trapiantato a Bologna, ha presentato la sua seconda pubblicazione che ha denominato “racomanzo”, un’opera tra il racconto e il romanzo dal titolo “Il dissidente italiano”.
Un folto pubblico ha assistito all’evento, patrocinato dal Comune di Ciampino, a cui hanno partecipato anche la sindaca E. Colella, l’assessora ai Servizi Sociali A. Mantuano, la presidentessa della locale Pro Loco E. A. Persico, l’intellettuale N. Sciara, il Maestro Stefanelli con la sua fisarmonica e la sublime lettrice L. Furfaro che ha anche introdotto il romanzo.
Dopo i saluti della presidentessa Persico il Maestro Stefanelli, scegliendo un brano sul paese natio dell’Autore, è entrato nel vivo della serata con una dolce e ritmata canzone in dialetto calabrese, accompagnato dalla sua fisarmonica. L’assessora Mantuano emozionata ha poi parlato delle sue origini calabresi e dei ricordi che questo libro ha suscitato. L’Autore è intervenuto con una testimonianza di vita. La sua. Perché il libro è autobiografico. Nella prima parte Rosario Giocondo parla di un’infanzia povera tra gente umile in una terra misera, Gerace, per la precisone, sulla costa jonica della Calabria. Il protagonista si adatta al mestiere di cioccaiolo con il padre; non si rassegna ad un destino comune a tanta gente della sua terra, per cui studia, oltre a lavorare, e poi, dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore, si iscrive all’università e si laurea.
Nella seconda parte del libro emerge quella determinazione a non voler subire gli eventi ma ad essere protagonista della propria esistenza. A Bologna diventa un attento, spietato osservatore delle brutture della vita, soprattutto quelle che vengono nascoste dalla retorica del Potere. Nasce in questa fase il suo essere un “Dissidente Italiano”. Diversi sono gli episodi narrati: egli non cede davanti a chi abusa del proprio ruolo di comando; davanti a chi cerca di emergere, non grazie alle proprie competenze, ma in virtù delle conoscenze; davanti al fatto che per fare carriera bisogna per forza avere una “tessera”; davanti alle promozioni nepotistiche e arrivando ad esporsi fino a doversi scontrare coi sindacati ed a promuovere un’interrogazione parlamentare per un’ingiustizia subita. Situazione, questa, da cui esce però sconfitto a causa dell’operato di una magistratura insensibile e indegna verso chi non può contare su forti appoggi. Ma, pur se disgustato, Rarioso ne esce consapevole della sua accresciuta forza di ribellione davanti alla corruzione ed al sopruso. Si sente un uomo “libero”.
La presidentessa Persico e l’intellettuale decano di Ciampino Sciara hanno concluso gli interventi e quando ha preso la parola la sindaca Colella ha sottolineato di come “non dobbiamo arrenderci al malcostume. Sembrerebbe, a volte, che esso prenda il sopravvento. Ma nella realtà non è così: esistono tantissime persone, molte di più di quante si possa pensare, che operano nella legalità e si battono ogni giorno contro i disonesti, i prevaricatori ed i malvagi, a qualsiasi livello. Se il mondo va avanti è proprio grazie a chi non cede alla corruzione ed al desiderio di danneggiare la collettività per ottenere benefici personali. Ne è testimonianza proprio l’autore che stiamo presentando, ma lo è anche l’evento che in questa Sala Consiliare si terrà subito dopo di questo: un Sit-In a sostegno delle donne iraniane, curde, afghane e ucraine, vessate da una odiosa cultura patriarcale.” Quindi, ha concluso la serata il musicista Stefanelli con un brano noto che ha coinvolto il pubblico. Memorabile però anche quel suo pezzo dedicato alla “ricotta”: il maestro si accompagna, oltre che colla sua inseparabile fisarmonica, anche con una base registrata di due strumenti tipici della propria terra: la chitarra battente, che ha sei corde tutte dello stesso spessore, e la lira calabrese.
Oltre al libro, che è già di per sé degno di attenzione, per la storia narrata e per come coinvolge il lettore per l’attaccamento dell’Autore alle tradizioni della sua amata Calabria e della sua personale lotta contro un destino di povertà e sopraffazioni da subire, quello che mi ha colpito in modo sensibile è proprio la persona stessa di Rosario Giocondo: un uomo che, davanti ad una platea nutrita ed attenta, si è presentato con un umiltà accattivante. A volte, ahimè, in questi eventi ci troviamo davanti a persone che parlano di sé stesse accompagnandosi con la grancassa; o che fanno la doccia con le proprie parole, magnificando la propria cultura ed il loro sapere, ostentando un atteggiamento che alla fine si rivela in tutta la sua miserabile autoreferenzialità. Rosario Giocondo è un uomo che non dimentica le proprie origini di povertà, non le rinnega. Ma tiene a sottolineare che è solo una “brava persona” tra i tanti milioni che si possono considerare tali e che, come già detto dalla sindaca Colella, “mandano avanti il mondo”. Per questo ho voluto stringergli la mano e scambiare qualche parola con lui, finito l’evento. Ne sono uscito arricchito e per nulla stanco, cosa questa che, invece, mi succede spesso quando incontro persone che si considerano affermate.
Un’ultima riflessione la dedico al fatto che ultimamente Ciampino sta fervendo grazie ad una preziosa e viva attività associativa: alla faccia di chi dice che “Ciampino dorme”.
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