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Luigi Pirandello – 4 – Il fu Mattia Pascal

Luigi Pirandello – 4 – Il fu Mattia Pascal
Gennaio 01
02:00 2007

La signora Caporale, amante di Terenzio, in un attimo di sconforto, svela la verità e spiega al signor Meis che costui era interessato ad Arianna, perché avrebbe ricevuto le quindicimila lire in dote dal suocero Paleari. Con ciò avrebbe potuto restituirle al padre della sposa, perché i soldi ricevuti in dote dal matrimonio con la prima moglie, non essendoci stati figli, dovevano essere restituiti.
A questa sorpresa ne subentra un’altra.
Una sera Terenzio torna a casa insieme ad un certo Francesco Meis per far conoscenza del suo ipotetico quanto assurdo parente. All’irritazione si aggiunge il panico quando un giorno sente per caso la voce, impressa nella sua memoria, di quello spagnolo conosciuto a Montecarlo. Subito un senso di angoscia lo invade a tal punto da fargli balenare in mente le più strane e pazze ipotesi: ha paura di essere riconosciuto, si guarda allo specchio e si odia quell’occhio strabico. Perciò decide di prendere in considerazione il consiglio della signora Caporale e stabilisce di operarsi, anche per sparire per un periodo dalla circolazione.
L’operazione riesce, ma Adriano è costretto per quaranta giorni al buio, afflitto dalla smania e dalla noia. Trascorre la lunga degenza parlando di filosofia con il signor Anselmo e ricevendo visite dalla signora Adriana.
In seguito, si lascia convincere a partecipare ad una seduta spiritica, dove accadono cose veramente strane. Vi prendono parte tutti i componenti della pensione e due spagnoli: il pittore Bernaldez e Pepita Pantogada, figlia del marchese Giglio, amico del signor Anselmo. Lo spirito che poi il nostro Meis scopre, un’invenzione di Terenzio e della signorina Caporale, si chiama Max, un compagno di studi della professoressa Silvia, morto in giovane età. Questo dapprima si mostra dando un pugno alla signorina Caporale e poi corteggiando con carezze e baci la spagnola Pantogada. Nella seduta Adriana era capitata vicino al signor Meis, che approfitta della situazione caotica che si va formando per baciare Adriana. Ciò causa uno stato di inebriata curiosità.
Giunto il momento di togliersi la benda dall’occhio, viene abbagliato dalla luce che gli offusca tutti i bei ricordi dei giorni trascorsi al buio, causando in lui un senso di tristezza; mentre Adriana gli porge la lettera del dottore che chiede la somma dell’intervento di seicento lire, Adriano nel prendere i soldi dallo scrigno, lo trova aperto e manomesso. Si accorge che dalle sessantacinquemila lire ne mancano dodicimila. La signorina Adriana urlando e piangendo dice di essere al corrente: il ladro è il signor Terenzio. Di conseguenza il signor Meis fa mente locale e comprende che la seduta di qualche giorno prima è stata solo una scusa per poterlo derubare. Non poteva far nulla, neppure denunciare l’accaduto alla polizia.
La vita per Adriano Meis inizia a presentarsi ben diversa da come egli stesso se la immaginava o se la sarebbe voluta costruire. Dopo il primo periodo di spensieratezza subentrano i problemi: i contatti con le persone si allentano, gli altri cominciano a diffidare di lui come in presenza di un fantasma senza nome, vuole sposare Adriana, ma non può farlo perché non ha documenti intestati ad Adriano Meis, non può denunciare il ladro Terenzio che lo ha derubato. Ogni cosa per lui diventa problematica; non può affrontare nessuna iniziativa; deve astenersi dai contatti con gli altri uomini: tutto ciò, perché non figura fra gli iscritti allo Stato civile in nessuna parte del mondo.

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