Luigi Pirandello – 3 – Il fu Mattia Pascal
…Un bel giorno Mattia preso dallo sconforto, nonostante sia timido e buono, decide di abbandonare la famiglia, dopo un ennesimo litigio, più amareggiato che mai, con l’intenzione di imbarcarsi a Marsiglia per l’America, con in tasca pochi soldi: appena 500 lire, che il fratello gli aveva mandato per i funerali della madre. Capita per caso a Montecarlo e incuriosito da un opuscolo riguardante il gioco della roulette, acquistato in un negozio, vuole tentare la fortuna nel giocarsi quei pochi soldi. La fortuna lo assiste davvero, perché gioca al famoso Casinò internazionale e vince una grossa somma, tanto da potersi considerare ricco, proprio come un personaggio delle fiabe. Da questo momento si succedono nella sua vita le situazioni più strane senza alcuna soluzione. Mentre è sul treno che lo riporta a Nizza, leggendo il giornale, apprende dalla cronaca che al suo paese è stato trovato il cadavere di un uomo annegato in un profondo fosso presso il mulino della Stia e si è creduto di riconoscere in quel povero corpo, in avanzato stato di putrefazione, sia dalla moglie che dalla suocera proprio lui: Mattia Pascal. L’improvvisa notizia lo sconvolge e da quel momento in poi si mette in moto la sa fantasia per tentare una straordinaria avventura: finalmente libero, senza debiti, senza moglie, senza suocera. Cosa avrebbe potuto chiedere di più dalla vita?
Se gli altri lo credono morto, nulla gli vieterà di considerarsi veramente morto. Si ferma per alcuni giorni ad Alenga per accertarsi del suo decesso. Riparte per Torino, proprio su quel treno trova la sua nuova identità. Durante una lunga conversazione tra un giovane dalla faccia pallida, dal vocione cavernoso e dall’aria spiritata ed un vecchietto magro, magro, con la bocca atteggiata ad una lieve ironia, il fu Mattia Pascal alla fine della disputa ricava il suo nuovo nome: Adriano Meis.
Sempre durante il viaggio, decide di costruire il passato di questo nuovo personaggio, figlio unico, nato in Argentina, i genitori perduti in tenera età, cresciuto dal nonno in Italia. Il fu Mattia Pascal decide di vivere una nuova vita, diversa da quella vissuta fino ad allora e si trasforma fisicamente, facendosi crescere i capelli lunghi, tagliandosi la dignitosa barbetta e facendosi raddrizzare l’occhio strabico.
Dopo varie peregrinazioni decide di stabilirsi a Roma. Adriano Meis la sceglie d’istinto, semplicemente perché gli piace. Capita in una stranissima pensione in mezzo a gente un po’ equivoca e un po’ maniaca.
Il proprietario è un certo Anselmo Paleari, un vecchio sui 60 anni, che si occupa di spiritismo: i suoi discorsi trattano sempre della morte.
Inoltre, con lui vive la figlia nubile di Anselmo, di nome Adriana, ragazza minuta, timida, sensibile, è religiosa e pertanto non approva gli esperimenti paterni.
Nella pensione vive anche la 40enne, Silvia Caporale, una specie di psicopatica, professoressa di pianoforte, che si finge posseduta da virtù medianiche, interrogando gli spiriti, per mezzo di un tavolino parlante, riuscendo a creare intorno a sé un’aria di magia e di timore. Lei ha un gran vizio del bere, causato forse dalla sua bruttezza, dalle delusioni amorose e dalla solitudine. Silvia Caporale, spesso e volentieri, assilla Adriano con le domande più insinuanti e ne è segretamente innamorata.
Infine c’è il signor Terenzio Papiano, genero di Anselmo e vedovo di un’altra figlia Paleari, uomo losco e ipocrita, a suo tempo si era appropriato con l’inganno di 6.000 lire appartenenti alla povera Caporale ed ora pensava di esercitare il proprio dominio anche sulla cognata, ricavandone solo timore e disprezzo. (continua)
Nota ai lettori: la redazione comunica l’errata pubblicazione sul numero di gennaio della sequenza dell’articolo 4 dedicato a Pirandello. In questo numero si provvede, pertanto, alla pubblicazione del precedente articolo. Chiediamo scusa ai lettori.
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