Luigi Pirandello – 13 – Sei personaggi in cerca d’autore
Mentre il primo atto di Sei personaggi in cerca di autore si chiude con gli attori che, conversando fra loro, lasciano il teatro e poi rientrano sul palcoscenico per provare la scena dell’incontro tra il padre e la figliastra da Madame Pace, nel secondo atto il contrasto tra gli attori di professione e i “personaggi” si fa più acuto. È al terzo atto che è rappresentato l’arrivo di tutta la famiglia: la madre e i tre figlioli in casa del padre dopo il brutto episodio nello stanzino di Madame Pace. Il figlio è sdegnato e assente, ma il dramma più profondo è quello della madre posta tra il figlio primogenito, quello legittimo, e gli altri tre, protesa alla ricerca di un impossibile accordo e ansiosa di ricongiungere ciò che era stato spezzato. All’aprirsi del sipario, che secondo Pirandello era stato calato per errore dal macchinista, si prepara la scena nel giardino della casa del padre e proprio in questo giardino si concluderà il dramma dei sei personaggi. La bambina si accosta alla grande vasca presente nel giardino per giocare con le anatrelle; la figliastra avvicinandosi a suo fratello (il giovinetto) per scuoterlo da quel suo atteggiamento di ebete, scopre che in tasca ha una pistola; il figlio continua a voler sottrarsi alla rappresentazione; la madre si accosta ancora una volta a lui nel tentativo di farlo parlare, ma egli la respinge; il padre allora cerca di costringerlo con la forza, ma viene spinto violentemente dal giovinetto e cade a terra. È proprio a questo punto cha accade la tragedia: la piccola lasciata incustodita muore affogata nella vasca sotto gli occhi del fratello; il giovane, rimane basito, inerte, si uccide sparandosi un colpo di rivoltella. L’ultima scena rimane intrisa di molta incertezza e mistero, secondo lo stile caratteristico dei drammi pirandelliani: si ha quasi l’impressione che a far annegare la bambina sia stato uno dei fratelli, poi mentre il giovinetto viene portato via, alcuni attori esclamano: “È morto poveretto!”, altri invece diranno: “È finzione, finzione!”. Ancora una volta risulta che la conclusione per i personaggi è verità, verità dell’arte: per chi invece è abituato a guardare gli eventi da fuori, è finzione.
Questo dramma è preceduto da una Prefazione di carattere autobiografico, in cui l’autore ci avverte di come quei sei personaggi siano nati dalla sua fantasia e di come egli li senta fortemente vivi dentro di sé, in quanto infonde in essi un particolare senso della vita, tanto forte da far decidere allo stesso Pirandello di mandarli sulla scena affinchè vivano fino in fondo il loro dramma.
Quest’opera è l’elemento base del nuovo modo di fare teatro, in quanto modifica i modi, la tecnica scenica, introduce la finzione consapevole e pone due temi fondamentali attorno ai quali si costruisce il dramma: il tentativo di svelare la creazione artistica e il passaggio da personaggio a personaggio. (continua)
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