LOCALE PER GLOBALE
Fermo (Città). Il 30 novembre (sala conferenze della Croce Verde) e si è fatto un denso consuntivo, con tanto di curato Dossier alla mano, sulla migrazione (esodi, e a rischio intensificazione) umana dalla parte più in difficoltá del Mondo causa guerre, povertá, disastri climatici e altro di peggio (pessimi governanti e dirigenti). Il Presidente della Repubblica Italiana, a Verona, rilanciava in giornata di suo sul tema, sempre con buone riflessioni. La sera infine a Capodarco di Fermo, cuore storico dell’autorevole Comunitá (lunga ed importante parentesi. Incontro e con i media “Redattore sociale” 2018. Tra i più autorevoli e sentiti interventi quello di Mauro Magatti, che ha ragionato intensamente su quello che io ho etichetto come “ego di vetro/cristallo/porcellana” che caratterizza l’individuo oggi. Poi si è anche fatto un consuntivo-dibattito sul rapporto “Tecnica-Economia”, “Politica” e “Religione”) si chiudeva questa intensa giornata di riflessioni qui, su suolo patrio. Sono stato poi testimone di molte altre belle realtá di accoglienza ed integrazione (sport; agricoltura sociale) nei miei ultimi ennesimi giorni di lavoro nelle Marche. Aldilá del conflitto maturato tra i reali dati scientifici statistici contro quelli politici “umorali” o “di pancia” guidati più o meno, rimane cristallizato il dato-sorgente dei mali: gli oggettivi e scientifici problemi e pericoli di troppo benessere vero, reale e concreto (beni mobili ed immobili) goduto da poca % di popolazione globale. Uno squilibrio e sperequazioni (e un altro profondo capitolo è la scandalosa e sine verecundia prepotenza e prevaricazione dell’interesse privato sul bene pubblico), ancora più palese nei contesti locali, e urbani. I numeri reali ci dicono (urlano) ancora una volta di riequilibrare, o armonizzare almeno, con umanesimo. Ponderazione. Ragionevolezza, non ragione pura. A concretizzare, “toccare” il salvifico “bello, buono e giusto” del Mondo e dell’Umanitá. Lo urlano ripeto, e il rischio di “alzarci le mani” contro è dietro l’angolo ad assediarci o tenderci agguati. In un Globo (altra parafrasi da Magatti) dove la macchina pretende di guidare oggi l’essere umano e la sua sconcertante e ideologica disumanizzazione e asocialitá.
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