LO SVILUPPO SOSTENIBILE NEL DOPO COVID: UN QUADRO FOSCO NEI CASTELLI ROMANI
Qualche giorno fa è stato pubblicato il Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile intitolato “Politiche per fronteggiare la crisi da COVID-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile“. Con questo studio l’Alleanza valuta l’effetto della crisi sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile, proponendo una serie di azioni ritenute necessarie e urgenti per stimolare la ripresa.
Il Rapporto parte da un’assunzione: gli italiani sono ormai consapevoli non solo dei legami tra rischi ambientali e possibile insorgenza di pandemie, ma anche della fragilità dell’attuale sistema economico e sociale. Per questo, le politiche di rilancio per superare la crisi dovranno mirare a una maggiore sicurezza dei lavoratori, all’innovazione, alla capacità di cogliere le opportunità offerte dalla Green economy.
Lo shock da Covid-19 ha avuto un grave impatto sul capitale economico, umano, sociale, naturale. Occorre dunque un deciso cambio di paradigma produttivo, che consenta al Paese di “rimbalzare in avanti”, scongiurando il semplice ritorno al passato, in coerenza con gli orientamenti europei, anche in vista dell’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno messe a disposizione dall’Unione europea.
Il Rapporto propone una serie di azioni, sia trasversali sia specifiche, a favore dello sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni (economiche, sociali, ambientali e istituzionali): la semplificazione delle procedure amministrative per consentire un’attivazione rapida degli investimenti pubblici; il ripensamento del ruolo dello Stato, a integrazione e supporto dell’azione del settore privato, per la salvaguardia dei beni comuni e la promozione di comportamenti economici orientati al benessere di tutti; l’accelerazione della transizione digitale come driver per lo sviluppo sostenibile; considerare centrale il capitale naturale; salvaguardare e rafforzare l’infrastruttura culturale; cogliere la sfida della didattica a distanza per migliorare l’accesso alla conoscenza; utilizzare rapidamente, e in un’ottica sistemica, i fondi di coesione europei e nazionali della programmazione 2014-2020 ancora non impegnati dallo Stato e dalle Regioni per progetti nel Mezzogiorno.
Le sfide affrontate dal Rapporto, che fa seguito a tutta una serie di analisi bellamente ignorate per decenni dai politici di tutto il mondo, sono epocali e l’Italia avrà enormi difficoltà ad affrontarle.
A livello nazionale, dopo l’emergenza sanitaria se ne sta aprendo una sociale: non solo diminuisce il numero di posti di lavoro, ma aumenta quello di chi non lo cerca più – e le conseguenze più pesanti le subiscono lo donne. I cittadini inesorabilmente si rivolgeranno all’ente di governo più prossimo, il Comune, che, ahimè, non sarà in grado di dare adeguate risposte e che dunque si troverà in gravi difficoltà.
A livello di Castelli Romani quali azioni autonome e creative ci si può aspettare che potranno essere messe in campo dai Comuni, singolarmente e collettivamente, al di là di quelle calate dall’alto, per fronteggiare l’emergenza sociale? Risposta: purtroppo nessuna. Il motivo è che i politici, come pure gli amministratori e i funzionari locali, difettano di cultura e capacità amministrativa, non hanno adeguata nozione delle problematiche in gioco, sono usi muoversi in un orizzonte ristretto, hanno difficoltà a gestire la complessità.
Nei prossimi mesi vi saranno ingenti risorse finanziarie disponibili nel paese, sperabilmente orientate allo sviluppo sostenibile, ma i Comuni dei Castelli Romani non appaiono in grado di attrarle in base a una progettualità consapevole e matura. Un timido tentativo, giusto per non darsi per vinti e insistere con l’ottimismo della volontà, potrebbe essere una mobilitazione delle risorse umane e professionali presenti nel territorio, ma dormienti, e costituire una commissione, analoga a quella presieduta da Vittorio Colao, con l’incarico di elaborare proposte a livello dei Castelli Romani per dare attuazione locale alle iniziative varate a livello nazionale. E’ questo il momento di mettere in campo le competenze, come è stato nel caso degli scienziati e dei medici con il Coronavirus. Ma chi attiverà tale commissione, dov’è il committente dell’ipotetico studio che, c’è da scommettere, non verrà realizzato? Abbiamo di fronte a noi un quadro fosco. Non resta che sperare nello stellone nazionale e nella tanto decantata creatività italiana.
complimenti per un articolo come al solito magistrale