Lo sport a Frascati e il problema della “frammentazione” delle Società sportive
Settembre 28
20:54
2017
Crediamo di avere la competenza per poter esprimere delle considerazioni su quanto sta accadendo nel mondo dello sport a Frascati da qualche anno a questa parte ma penso sia un problema ormai diffuso in Italia.
Frascati ha avuto in passato grandi realtà sportive con importanti risultati sia a livello di classifiche societarie che individuali in varie discipline di cui non tutti sono a conoscenza. Di queste alcune sono riuscite a mantenere un livello molto alto anche al presente soprattutto quando hanno potuto operare indisturbate senza concorrenza come nel caso della Scherma Frascati, da sempre “gestionaria” di un palazzetto che le ha permesso di programmare il suo futuro e costruire negli anni una delle più grandi società italiane di sempre.
Ma per altre la cosa non è andata così poichè il tutto è stato limitato o impedito dal proliferare di altre società sportive della stessa disciplina che sono andate poi ad attingere tutte allo stesso vivaio ma anche a voler usufruire degli stessi impianti comunali già carenti e poco rinnovati. Vedi il caso eclatante accaduto nel Rugby e ora lo stesso problema si è creato da poco nell’Atletica leggera.
In genere le realtà sportive attive sul territorio da tanti anni, prolifiche sotto tutti gli aspetti sia della promozione sportiva giovanile, che per i risultati di alto livello tecnico, vengono quasi sempre considerate patrimonio della comunità e quasi sempre difese dalle amministrazioni locali che le considerano “benemerite”.
Un esempio significativo può essere quello dell’atletica a Rieti che da piccola realtà, grazie al lavoro encomiabile del compianto “Andrea Milardi” ma soprattutto grazie all’appoggio degli amministratori reatini che si sono succeduti, è riuscita a diventare da sola e ormai lo è da tanti anni una delle più belle realtà dell’atletica italiana.
A Frascati le cose non sono andate così, da 20 anni l’A.S.D. Atletica Frascati, nel variegato e qualitativo ambiente dello sport tuscolano, si stava battendo per riportare l’atletica ad alti livelli, dopo i grandi risultati degli anni 80/90 della famosa CISES Frascati sotto la Presidenza di Claudio Ferri. Risultati per i quali anche allora, chi scrive, ebbe un ruolo determinante essendone stato oltre che tecnico, sopratutto il principale promotore della sua fondazione (senza dubbi di smentita), nel 1972. Ma quest’opera le è stata impedita o rallentata da una scissione interna nel 2016, che ha visto l’ASD Atletica Frascati, defraudata da una giorno all’altro di una parte dei suoi iscritti che hanno avuto poi subito una clientelare autorizzazione illegittima ad accedere nella struttura.
La cosa poteva anche essere tollerata, entro certi limiti, se questi “signori” fossero andati a creare atletica dove ce n’era bisogno e non dove esisteva già una realtà fertile, attiva da tanti anni. Tra l’altro una Società in possesso di un legale atto di concessione di gestione nel quale il Comune di Frascati all’articolo 5, garantiva che nessun’altra società di atletica avrebbe potuto occupare piste e pedane negli stessi spazi ed orari di svolgimento della sua attività. Motivo per il quale è aperta ancora la possibilità di ricorrere alla giustizia ordinaria e sportiva.
Quasi 45 anni di lavoro, una massa enorme di giovani avviati all’Atletica, centinaia di titoli italiani individuali e di società conquistati, grazie anche ad un instancabile ma valido lavoro di qualità fatto sulla pista di Frascati, non sono valsi ad acquisire il “credito” se non il “diritto” per impedire il “furto d’immagine” di una delle più belle realtà mai esistite dell’atletica italiana. Il tutto ad opera di un gruppo di genitori assetati di potere che con il mondo dell’Atletica frascatana non hanno mai avuto niente a che fare.
Gli amministratori comunali, dovrebbero capire, una volta per tutte, che i voti non si possono barattare facendo commercio con lo sport. Una Associazione sportiva se meritevole va aiutata a crescere! Questa ha bisogno per svilupparsi sia dal punto di vista tecnico che economico, di avere certezze per il futuro, certezze che le istituzioni dovrebbero garantirgli poiché “essa” sta fornendo anche un servizio sociale. Se poi riesce a creare campioni ancora meglio, perchè il campione attira i giovani alla sana pratica sportiva. Ma i risultati non sono solo a carattere individuale, ma sono soprattutto di squadra e quando le società di una stessa disciplina diventano due, tre o dieci, questi risultati diventano impossibili da raggiungere ed ancora torna utile fare l’esempio della scherma a Frascati. Non dimentichiamoci che i risultati di squadra portano poi sponsor e finanziamenti pubblici e privati.
Chi vuole praticare una disciplina sportiva, lo può fare anche con una sola associazione sportiva del territorio “forte”, perchè la forza e cioè i risultati si fanno anche con il numero! Poi occorre ricordare a tutti che all’interno di ogni A.S.D. c’è comunque una forma di democrazia garantita dal suo statuto, entro la quale ognuno può portare le sue idee, basta chiedere di essere soci, e gli amministratori pubblici dovrebbero controllare che questo avvenga.
In definitiva chiudiamo ribadendo il principio che debbano essere le amministrazioni comunali ad avere il dovere di mettere un limite drastico a questo fenomeno ormai diffuso della frammentazione delle società sportive locali e non favorirlo, dicendo si a tutti, facendosene invece uno “strumento di potere”.
Frascati ha avuto in passato grandi realtà sportive con importanti risultati sia a livello di classifiche societarie che individuali in varie discipline di cui non tutti sono a conoscenza. Di queste alcune sono riuscite a mantenere un livello molto alto anche al presente soprattutto quando hanno potuto operare indisturbate senza concorrenza come nel caso della Scherma Frascati, da sempre “gestionaria” di un palazzetto che le ha permesso di programmare il suo futuro e costruire negli anni una delle più grandi società italiane di sempre.
Ma per altre la cosa non è andata così poichè il tutto è stato limitato o impedito dal proliferare di altre società sportive della stessa disciplina che sono andate poi ad attingere tutte allo stesso vivaio ma anche a voler usufruire degli stessi impianti comunali già carenti e poco rinnovati. Vedi il caso eclatante accaduto nel Rugby e ora lo stesso problema si è creato da poco nell’Atletica leggera.
In genere le realtà sportive attive sul territorio da tanti anni, prolifiche sotto tutti gli aspetti sia della promozione sportiva giovanile, che per i risultati di alto livello tecnico, vengono quasi sempre considerate patrimonio della comunità e quasi sempre difese dalle amministrazioni locali che le considerano “benemerite”.
Un esempio significativo può essere quello dell’atletica a Rieti che da piccola realtà, grazie al lavoro encomiabile del compianto “Andrea Milardi” ma soprattutto grazie all’appoggio degli amministratori reatini che si sono succeduti, è riuscita a diventare da sola e ormai lo è da tanti anni una delle più belle realtà dell’atletica italiana.
A Frascati le cose non sono andate così, da 20 anni l’A.S.D. Atletica Frascati, nel variegato e qualitativo ambiente dello sport tuscolano, si stava battendo per riportare l’atletica ad alti livelli, dopo i grandi risultati degli anni 80/90 della famosa CISES Frascati sotto la Presidenza di Claudio Ferri. Risultati per i quali anche allora, chi scrive, ebbe un ruolo determinante essendone stato oltre che tecnico, sopratutto il principale promotore della sua fondazione (senza dubbi di smentita), nel 1972. Ma quest’opera le è stata impedita o rallentata da una scissione interna nel 2016, che ha visto l’ASD Atletica Frascati, defraudata da una giorno all’altro di una parte dei suoi iscritti che hanno avuto poi subito una clientelare autorizzazione illegittima ad accedere nella struttura.
La cosa poteva anche essere tollerata, entro certi limiti, se questi “signori” fossero andati a creare atletica dove ce n’era bisogno e non dove esisteva già una realtà fertile, attiva da tanti anni. Tra l’altro una Società in possesso di un legale atto di concessione di gestione nel quale il Comune di Frascati all’articolo 5, garantiva che nessun’altra società di atletica avrebbe potuto occupare piste e pedane negli stessi spazi ed orari di svolgimento della sua attività. Motivo per il quale è aperta ancora la possibilità di ricorrere alla giustizia ordinaria e sportiva.
Quasi 45 anni di lavoro, una massa enorme di giovani avviati all’Atletica, centinaia di titoli italiani individuali e di società conquistati, grazie anche ad un instancabile ma valido lavoro di qualità fatto sulla pista di Frascati, non sono valsi ad acquisire il “credito” se non il “diritto” per impedire il “furto d’immagine” di una delle più belle realtà mai esistite dell’atletica italiana. Il tutto ad opera di un gruppo di genitori assetati di potere che con il mondo dell’Atletica frascatana non hanno mai avuto niente a che fare.
Gli amministratori comunali, dovrebbero capire, una volta per tutte, che i voti non si possono barattare facendo commercio con lo sport. Una Associazione sportiva se meritevole va aiutata a crescere! Questa ha bisogno per svilupparsi sia dal punto di vista tecnico che economico, di avere certezze per il futuro, certezze che le istituzioni dovrebbero garantirgli poiché “essa” sta fornendo anche un servizio sociale. Se poi riesce a creare campioni ancora meglio, perchè il campione attira i giovani alla sana pratica sportiva. Ma i risultati non sono solo a carattere individuale, ma sono soprattutto di squadra e quando le società di una stessa disciplina diventano due, tre o dieci, questi risultati diventano impossibili da raggiungere ed ancora torna utile fare l’esempio della scherma a Frascati. Non dimentichiamoci che i risultati di squadra portano poi sponsor e finanziamenti pubblici e privati.
Chi vuole praticare una disciplina sportiva, lo può fare anche con una sola associazione sportiva del territorio “forte”, perchè la forza e cioè i risultati si fanno anche con il numero! Poi occorre ricordare a tutti che all’interno di ogni A.S.D. c’è comunque una forma di democrazia garantita dal suo statuto, entro la quale ognuno può portare le sue idee, basta chiedere di essere soci, e gli amministratori pubblici dovrebbero controllare che questo avvenga.
In definitiva chiudiamo ribadendo il principio che debbano essere le amministrazioni comunali ad avere il dovere di mettere un limite drastico a questo fenomeno ormai diffuso della frammentazione delle società sportive locali e non favorirlo, dicendo si a tutti, facendosene invece uno “strumento di potere”.
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