L’ITALIANO QUESTO DISATTESO…
Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un articolo relativo allo sport praticato nei boschi con adeguate biciclette, velocipedi che permettono di percorrere sentieri e viottoli scoscesi. Il pezzo metteva in luce il timore di un escursionista – amante di camminate e corse nell’ambiente naturale – di essere investito o travolto da una bici lanciata a tutta velocità su sentieri di terra battuta e, a volte, anche su lastre basaltiche dell’antica via romana. Nella risoluzione di questa problematica circa la sicurezza di chi passeggia tra i boschi, è intervenuto anche il Direttore del Parco dei Castelli Romani Maurizio Fontana, con una riflessione: è necessaria una regolamentazione al transito di questi mezzi a due ruote, con una relativa richiesta e concessione di autorizzazione ad attraversare i sentieri in bici.
Discussa e regolamentata, con precise indicazioni su transiti ben delimitati, si può arrivare a una soluzione che potrebbe far convivere senza pericolo d’incidenti, sia quanti amano andare a piedi, sia coloro che si dilettano a esplorare i nostri boschi pedalando su due ruote.
Un articolo, quello dal quale ho preso spunto, ben scritto, documentato e circonstanziato a firma di una tra le migliori penne del territorio.
L’interrogativo, dal quale poi è scaturito il tentativo di rielaborazione, riguarda l’uso appropriato e competente della lingua anglosassone, della quale tuttavia mi pare aver dimostrato si possa fare a meno, in quanto la nostra lingua madre, sopperisce adeguatamente. Se è vero questo, vien spontaneo chiedersi a che pro utilizzare termini presi a prestito dai sudditi di Elisabetta II? Non sarebbe meglio sciacquare in Arno tanti anglicismi e riappropriarsi della nostra efficace terminologia nazionale?
Rita Gatta
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