L’inquinamento. Se ne preoccupano tutti?
Siamo in Italia, un Paese tra i più ricchi in quanto a paesaggi e attrazioni naturali. Come molti altri Paesi, anche il nostro è in balia di sconvolgimenti economici e politici non indifferenti, e per questo il problema dell’inquinamento sembra passare in secondo piano. Ci chiediamo: preoccuparci per una società del futuro, non dovrebbe comprendere anche preoccuparci in senso stretto per la salute di questa? Le catastrofiche previsioni compiute prevedono che l’impresa di Umberto Nobile sarà a breve una semplice crociera. Si prevede infatti che le navi rompighiaccio saranno abbandonate entro il 2060, il Polo Nord sarà infatti così caldo e privo di ghiacci da poter essere traversabile tranquillamente con le navi usuali. Il primo pensiero di molti potrebbe riguardare la comodità di una rotta più breve per il trasporto delle merci, ma questo dovrebbe essere seguito dalla preoccupazione riguardante le conseguenze di un tale sconvolgimento dell’ecosistema.
Il primo ed oramai tartassante consiglio di ogni ambientalista è quello di fare il possibile nel proprio piccolo, ed è ovviamente una misura necessaria e auspicabile, considerando che abbassando di due gradi i termosifoni di ogni casa in Toscana si potrebbe facilmente far rientrare la regione nelle aspettative dell’ultima Convention di Kyoto. L’appello però andrebbe esteso anche su scale più grandi, considerando magari Stati che da soli hanno un’influenza non trascurabile sull’ambiente di tutto il pianeta. La Cina, stato fra i più allarmanti riguardo l’argomento, considerando l’ampia popolazione e il rapido sviluppo industriale, pare essere anche uno dei meno preoccupati in quanto a politica ambientale. I livelli record di inquinamento raggiunti in questa nazione infatti hanno reso l’ambiente pressoché invivibile, oltre ai fenomeni quali piogge acide così nocive da sconsigliare l’uscita di casa, si sta verificando il rischio del degrado di un patrimonio culturale incommensurabile. A titolo di esempio, l’aria inquinata mette a rischio reperti archeologici quali l’esercito di terracotta, intatto ai secoli, che rischia l’usura a causa dello smog. L’atteggiamento del Ministero dell’ambiente cinese non sembra molto propenso alla collaborazione, considerata la risposta negativa alla richiesta di pubblicazione dei dati inerenti all’inquinamento del suolo, il che non fa ben sperare per una futura responsabilizzazione.
Che ognuno in casa propria faccia il possibile per il bene comune è una richiesta lecita, ma se la nostra patria è la nostra casa, siamo ancora lontani dall’essere preoccupati.
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