L’informazione con una prospettiva
Sembra che gli osservatori internazionali e giornalisti specializzati, la politica, non avessero colto né la possibilità dell’invasione russa dell’Ucraina né la sua attuale portata e dopo quasi tre settimane di conflitto pubblicamente continuano ad interrogarsi su cosa accadrà e perché i fatti hanno preso la drammatica piega che mostrano di aver preso. Purtroppo le drammatiche immagini che arrivano ogni giorno scrivono il doloroso percorso degli ucraini, degli uomini rimasti per combattere, delle donne e dei bambini che si spostano verso i confini europei per non morire. Le nonne e le mamme che già avevano affrontato vent’anni di emigrazione per vedere crescere le loro famiglie, nella disperazione fuggono sapendo di dover cominciare, forse, tutto daccapo.
Sopra queste vite, però, oltre le notizie dei canali ufficiali, oltre le migliaia di ore di riprese presenti su ogni social, anche quelli dei minori, attraverso i quali la gente prova a comunicare la disperazione, lo sguardo sulla guerra, la sorpresa, per i più giovani, occorre una informazione con la testa. Quella che non solo documenti i fatti, ne dia conto per ogni singolo istante, racconti l’allarme e il cessare di questo, le mancanze alimentari e di carburante, l’avanzata della speculazione economica che accompagna tutte le guerre, ma che dia anche conto di ogni minimo progresso delle trattative diplomatiche tra i Paesi europei e la Russia; riassumendo almeno per capi le ragioni del conflitto in Donbas che non è un giorno che tiene impegnate le pagine della controinformazione e dei periodici d’approfondimento. Che si parli fuori dai denti della storia della Transnistria, delle ragioni per cui Putin cerca la restaurazione dell’impero che fu degli zar, che ci parli perciò dell’economia russa degli ultimi dieci anni e del ruolo che l’Europa intratteneva oppure no con Putin, oltre che dei rapporti che questi intratteneva fino all’altro ieri con gli stati confinanti. Una informazione ufficiale che sappia riassumere gli scenari precedenti la guerra e guardare a quelli futuribili perché, oltretutto, chi non troverà quella informazione sui canali ufficiali andrà a cercarsela su quelli non ufficiali e non serve evitare gli argomenti solo perché si pensa che il pubblico non sia né abbastanza edotto né abbastanza interessato. Intanto si potrebbe alzare l’asticella, anche senza sapere bene quanti seguiranno. Occorrerebbe evitare l’eccesso di storie moltiplicate all’infinito com’è accaduto con la pandemia, senza dare a queste un senso del trascorrere del tempo e del volgere dei periodi ‘storici’, per quanto non sia sempre facile ‘leggere’ attraverso ciò che va accadendo di ora in ora. Ma occorre provare a farlo, cercando selezionati esperti internazionali e di recente storia russa che possano meglio raccontare il punto di vista dell’est mosso da ragioni ben diverse da quelle dell’ovest, queste ben più centrate sulla pace turbo capitalistica dei mercati che non può permettersi guerre a meno che non siano più remunerative di tutto quel che va vendendo ogni giorno. Probabilmente non sparirebbe l’empatia per tutto quel che vanno attraversando i migranti del conflitto e se ne acquisterebbe in consapevolezza… (Serena Grizi)
Tavola di Zerocalcare
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