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L’incidente di Parona riaccende il faro sulla gravissima problematica della strage stradale

Agosto 16
14:05 2024

L’incidente di Parona accende per l’ennesima volta il faro sulla gravissima problematica della strage stradale.

Sembra incredibile, ma nel 2024, di fronte alla Mattanza continua sulle nostre strade, anche i bus di nuova generazione, dotati di ogni tecnologica possibile, possono girare senza obbligo cinture di sicurezza.

Questo vale per tutti gli autobus, compresi quelli del trasporto scolastico dei bambini. Siamo abbastanza stufi, per non dire abbastanza incazzati, delle frasi “bisognerà appurare la dinamica dei fatti, capire le responsabilità, eccetera”. Mentre la gente muore nella più grande guerra che esiste al Mondo, la guerra sulle strade, l’essere umano è distratto, insensibile, impotente di fronte a questo fenomeno ignorato, deriso, irriso, sottovalutato.

Esiste un solo colpevole, ed è l’uomo, che coi suoi comportamenti superficiali, temerari, sprezzanti, mette sempre la vittima della strada nelle vittime di serie B, i girando le, girando la testa dall’altra parte. Le responsabilità sono precise, codificabili, manca il codice della strada, si cincischia in parlamento, manca sensibilità nei comuni, dove vengono spesi i proventi delle multe? (Non nella sicurezza stradale, come prescrive la legge), mancano educazione e rispetto, attenzione e presenza sul territorio anche di chi ha il compito di controllare, anche se si tratta di un deterrente inutile quando il cittadino comunque è disattento, superficiale, maleducato, invadente e non rispetta gli altri.

La vera e propria strage di questo 2024 a Verona, ma su tutto il territorio italiano, ha radici ben precise. Da anni ci battiamo con tutta la forza possibile, ma siamo ignorati, siamo stati in parlamento 10 Volte convocati per portare i nostri suggerimenti per arginare questa crisi esiziale. Non cambia mai nulla, e questi sono i risultati. In attesa di capire cosa è successo, nei tribunali, la gente continua a morire, a ferirsi.

Un mio amico è morto nella strada che scende da Avesa, in motorino, per una macchina che ha invaso la corsia, dopo 10 giorni di agonia, qualche tempo fa. Oggi siamo nei tribunali, si parla di risarcimenti, di pene da concordare coi pubblici ministeri. Intanto il mio amico non c’è più, la vita continua. Ma quelle è il prezzo che stiamo pagando.

Questo depotenziamento della società è assurdo, ingiusto, inutile, lascia solo buchi enormi che nessuno potrà mai riempire. Basta croci sulle strade, dateci una mano a fermare questo inferno. Se un bus si schianta in pieno giorno, su strade dove esistono limiti di velocità ben precisi, e sono bassi, e la gente muore significa che non ci stiamo capendo proprio nulla, e che siamo a rischio tutti, ma proprio tutti. Bambini e ragazzi che tra poco meno di un mese riprenderanno a usare i mezzi pubblici per la scuola.

Come si può mandarli a scuola e stare tranquilli? Partiamo dalla cos’è realizzabili: installiamo le cinture di sicurezza e rendiamole obbligatorie per chiunque sale sui mezzi pubblici. Proteggiamo i nostri figli, i nostri bambini. 

Alberto Pallotti presidente nazionale associazione unitaria familiare e vittime della strada

     Segretario  

Biagio Ciaramella 

 

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