L’IMPOSTA SUL REDDITO DELLE PERSONE FISICHE NEI COMUNI. CHI PAGA, CHI PAGA POCO E CHI NON PAGA AFFATTO
CHI PAGA, CHI PAGA POCO E CHI NON PAGA AFFATTO
Il ministero dell’Economia e delle finanze (MEF) ha pubblicato qualche giorno fa i dati, aggregati a livello comunale, relativi alle dichiarazioni sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) dei cittadini italiani dell’anno 2022.
Per ciascuno dei 7.896 Comuni è possibile costruire un quadro della situazione che si dimostra quanto mai interessante.
Esaminiamo il caso di Albano Laziale. L’esercizio è stato svolto anche per i Comuni del Castelli Romani ed il quadro che emerge è del tutto simile.
L’imponibile del 2022 degli albanensi è di quasi 600 milioni di euro e proviene dai seguenti tipi di reddito:
2,9% da fabbricati,
61,7% lavoro dipendente,
30,0% pensioni,
3,2% lavoro autonomo,
2,3% imprenditori,
1,7% partecipazione.
I dati mostrano che sono i lavoratori dipendenti ed i pensionati che sostengono di fatto l’erario nazionale: essi rappresentano la principale base imponibile dell’IRPEF, pari al 91,7%, mentre i lavoratori autonomi e gli imprenditori costituiscono con il 5,3% del totale.
I dati del MEF sono analizzati anche a seconda della fascia di reddito denunciato. Si apprende che il 5,6% dei contribuenti residenti ad Albano Laziale (in totale 1.471 unità) aveva nel 2022 un reddito superiore a 55.000 euro e contribuiva per il 22,2% del totale dell’imponibile (le aliquote dei redditi superiori sono più elevate), e tra questi soltanto 209 unità superavano la soglia dei 120.000 euro.
Nel 2022 i contribuenti albanensi hanno versato al fisco 112,7 milioni di euro; a questa cifra vanno aggiunte l’addizionale regionale del Lazio pari a 12,1 milioni di euro e l’addizionale comunale del Comune di Albano Laziale per 4,4 milioni di euro. In totale in media nel 2022 ciascun contribuente ha pagato tra IRPEF e addizionali 3.267 euro.
L’evidenza statistica consente di fare alcune considerazioni.
Ogni anno, in occasione della pubblicazione delle statistiche del MEF, i giornali mettono in evidenza che in Italia in media i lavoratori dipendenti hanno un reddito superiore a quello degli imprenditori. Ma quando l’analisi si spinge a livello locale, in una comunità dove le persone si conoscono, ci si accorge che quanto dichiarato al fisco non riflette il livello di reddito dei cittadini e che si tocca con mano un esteso fenomeno di evasione e di elusione. Nel caso di Albano Laziale ci si chiede come sia possibile che, su una popolazione di 40.000 abitanti, soltanto 209 abbiano un reddito superiore a 120.000 euro laddove ad occhio nudo si osservano livelli di ricchezza ben più elevati.
L’esperienza quotidiana mostra che non sempre nei negozi, negli studi dei professionisti, nelle botteghe artigiane, ecc., viene rilasciata la ricevuta fiscale e, purtroppo, il pactum sceleris tra cliente e fornitore sottrae al fisco il dovuto (vuole la fattura pagando l’IVA o vuole risparmiare, senza fattura?).
I dati del MEF sono aggregati a livello di Comune; il passo successivo dell’analisi potrebbe e dovrebbe essere quello di pubblicare le dichiarazioni dei redditi di tutti i cittadini. Ciò avvenne circa venti anni fa. Si alzò un putiferio a livello politico, il ministero delle Finanze ritirò precipitosamente i file dal sito istituzionale ma fu possibile scaricare i dati. Si poté toccare con mano, anche nel Comune di Albano Laziale, il livello di evasione/elusione per nome e cognome (come era possibile che noti professionisti e imprenditori dichiarassero un reddito così basso?). In Italia vige di fatto un patto non scritto tra Stato e cittadini che si basa su due pilastri: alcune categorie di cittadini ricevono un trattamento fiscale di favore in termini di leggi e si avvalgono di comportamenti compiacenti (un esempio su tanti: da anni non viene data attuazione alla legge europea sulle concessioni balneari); i controlli dell’evasione, realizzabili facilmente con l’incrocio di tutte le basi dati di cui il governo dispone, sono decisamente insufficienti. D’altra parte siamo o no il Paese con un’evasione fiscale di 100 miliardi di euro, tra i primi al mondo? E vedere che troppo spesso i redditi dichiarati dal vicino di casa continuino a non corrispondere alla realtà dà un senso di indignazione, ma anche di sconforto, a coloro che pagano regolarmente le tasse secondo quanto imposto dall’articolo 53 della Costituzione ispirato al principio di solidarietà.
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