Libertà di satira, Antonello De Pierro con Adriana Russo alla prima del Bagaglino
Roma, 15 dicembre 2016 – Era ora, perché la mancanza si sentiva, eccome se si sentiva. Pier Francesco Pingitore ha riportato in scena, l’altra sera, presso il Salone Margherita, un grandioso spettacolo dal titolo “Magnàmose tutto!”, ritornando ai fasti che hanno caratterizzato per mezzo secolo la storica compagnia del Bagaglino, l’archetipo italiano indiscusso del varietà e della satira politica e non solo. Infatti sono trascorse ben 51 primavere dalla sua fondazione, durante le quali sono state scritte alcune delle pagine più belle che gli annali dello spettacolo peninsulare possano vantare, che hanno fatto ridere e divertire, ma anche riflettere, intere generazioni, cresciute con gli esilaranti show rappresentati, che dal palcoscenico romano di via dei Due Macelli, dopo il trasferimento da vicolo della Campanella, si sono infilati, tramite il piccolo schermo, già dal lontano ’73, nelle case degli italiani, consegnando alla storia il Salone Margherita come il tempio satirico nazionale per eccellenza. Un prestigio e un livello artistico che Ninni Pingitore ha saputo, con grande sforzo, mantenere inalterati, anche quando, quasi quindici anni or sono, è venuta a mancare l’altra anima di un inossidabile sodalizio creativo, il compianto Mario Castellacci. Come l’altra sera, in occasione della prima, dove la perfezione ha raggiunto piena compiutezza, regalando a una platea eccezionalmente gremita di vip, una pièce impeccabile in ogni suo elemento, dai testi alla regia, dalla scenografia alle coreografie e alle interpretazioni degli artisti, con il termometro del gradimento costantemente impennato verso il rosso, registrato dagli applausi scroscianti di un pubblico in visibilio, all’apice dell’entusiasmo. In scena il filo conduttore e stato srotolato da un Martufello in serata di grazia, coadiuvato dall’alternanza sul palcoscenico degli storici Mario Zamma e Carlo Frisi, insieme a Demo Mura, Morgana Giovannetti ed Enzo Piscopo. A fare da cornice coreografica e musicale uno straordinario e affiatatissimo corpo di ballo formato da Gaetano Messana, Sargis Galstyan, Federica Della Pelle, Shaila Di Giovanni e Federica Bastici. Indubbiamente una grande intuizione per il produttore Nevio Schiavone.
In platea, a indirizzare lunghi e incessanti applausi verso il proscenio, anche il giornalista presidente dell’Italia dei Diritti Antonello De Pierro, da sempre impegnato, attualmente come direttore di Italymedia.it e in passato come direttore e voce storica di Radio Roma, a favore della libertà di satira, che troppe volte si è imbattuta, nel nostro paese, nella mannaia censoria brandita dal potere politico di turno. Insieme a lui ha varcato l’ingresso del teatro l’attrice Adriana Russo, sua amica di sempre e indiscussa star della commedia all’italiana degli anni’70, l’unica ancora in piena attività artistica. Sui due si è scatenata una pioggia di flash a raffica, mentre la Russo ha suscitato anche parecchia attenzione da parte delle telecamere della trasmissione tv “Le Iene”, complice forse la presenza contemporanea all’evento di Pippo Baudo, che, com’è noto, in passato è stato a lei legato sentimentalmente.
De Pierro, noto per le sue critiche sempre obiettive e a volte pungenti, senza mai far neanche immaginare la presenza di peli sulla lingua, non ha fatto nulla per nascondere il suo enorme entusiasmo nei confronti della rappresentazione in scena, senza tralasciare un particolare che gli ha generato un piccolo cruccio: “Ho assistito a uno spettacolo di eccelsa qualità, in puntuale continuità valoriale con l’espressione artistica offerta al pubblico nell’oltre mezzo secolo di vita della compagnia, che proprio in questa occasione si festeggia. Una risposta inoppugnabile e senza margini di replica per qualche detrattore che provava già a ipotizzare la fase ascendente di un profilo parabolico che è ancora ben lungi dal venire. Il merito di ciò è da ascrivere quasi in toto alla geniale figura di Ninni Pingitore che, seppur orfano ormai da tempo del suo storico sodale artistico Mario Castellacci, è riuscito a mettere in scena una rappresentazione che non ha nulla da invidiare a quelle del cosiddetto periodo d’oro, quando la fabbrica nazionale della satira si infilava direttamente nelle case degli italiani attraverso il piccolo schermo. Epigrammi sempre pungenti e ben articolati, nonostante una pressione censoria con cui purtroppo il nostro paese ha da sempre dovuto fare i conti, che questa sera gli straordinari interpreti in scena hanno fatto rivivere senza rimpianti. La libertà di satira è fondamentale in una democrazia compiuta e ne rappresenta il termometro per misurarne i parametri vitali. Duole a volte constatare che la democrazia ateniese di Pericle era spesso più tollerante della nostra, quella democrazia che promana solennemente dalla Carta Costituzionale e il cui significato a volte viene svilito nel suo nucleo concettuale. Gli spettacoli satirici, che sbeffeggiano ironicamente il potere, enucleandone vizi e debolezze, vanno propugnati con coraggio e la classe politica, che spesso li osteggia, temendo di veder vacillare il proprio potere, dovrebbe invece trarne spunti migliorativi finalizzati a realizzare il benessere dei corpi collettivi. Un politico che informa il proprio modus operandi a tali principi nodali incarna il senso dello stato e può essere considerato tale. Quello che invece rifugge da certi assunti teoretici è orientato a ignorare l’interesse dei cittadini e pertanto non può che essere qualificato come politicante. L’unica piccola nota negativa, che mi ha procurato rammarico, l’ho riscontrata in Valeria Marini. A mio giudizio, pur con un ruolo perfettamente cucitole addosso, non ha retto il confronto né artistico, né fisico con una strepitosa Pamela Prati, tra l’altro più grande di dieci anni, che è apparsa per di più in serata di grazia e che sembra aver manomesso l’orologio biologico arrestandone i giri circadiani. Non che non abbia risposto alle esigenze di copione, anzi l’ha interpretato magistralmente, ma forse la concomitante presenza di Pamela ha segnato la differenza. Questa circostanza, ripeto, mi ha suscitato un pizzico di amarezza in quanto conoscevo Valeria quando aveva 24 anni e a Roma abitava nei pressi di piazza Bologna, quando non sapevo nemmeno che si chiamasse così, ma la chiamavamo Lolly. I miei file mnemonici mi ricordano una ragazza buona, altruista e bellissima, con un’ambizione sfrenata di sfondare nel mondo dello spettacolo e una passione per la cartomanzia. E infatti di lì a pochi mesi, pur non possedendo a mio avviso un talento da fuoriclasse, finì in televisione grazie all’intuizione di Pingitore, che seppe valorizzarla regalandole i bagliori del successo. E se ancora cavalca bene in arcioni le vette della popolarità vuol dire che qualche qualità artistica doveva pur averla e magari all’epoca mi ero sbagliato. E poi, se è vero che la titolarità della popolarità di un personaggio di spettacolo appartiene ai fan, i suoi si contano ancora in tantissimi e perciò il successo fortunatamente continuerà a baciarla. Magari però usando l’accortezza di non affiancarla in scena alla Prati“.
Tra gli altri ad applaudire divertiti si sono visti tantissimi volti noti come Pippo Baudo, Mara Venier, Manuela Arcuri, Toni Santagata, Massimo Boldi, Arianna David, Renato Balestra, Giancarlo Magalli, Franco Oppini, Franco Nero, Gigi Miseferi, Arianna David, Gianfranco D’Angelo, Manuela Villa, Nadia Rinaldi, Milena Miconi, Patrizia e Giada de Blanck, Alessia Fabiani, Laura Freddi, Manila Nazzaro, Alda D’Eusanio, Karin Proia, Stefano De Martino, Linda Batista, Patrizia Pellegrino, la marchesa Daniela del Secco d’Aragona, Beppe Convertini, Giò Di Sarno, Alberto Laurenti, Antonio Zequila, Fanny Cadeo, Roberta Ammendola, Francesca Stajano, Roberta Beta, Antonella Salvucci, Daniele Bocciolini, Fabrizio Perrone, Emanuela Corsello, Asia Nuccitelli, Ilaria de Grenet, Silvan, Nicola Canonico, Maria Elena Fabi, Gabriella Sassone, Elena Aceto di Capriglia, Irene Bozzi, Conny Caracciolo, Roselyne Mirialachi, Stefania Corradetti, Rudy Zerbi, Savino Zaba, Federico Perrotta, Garrison e Jolanda Gurrer
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