Libertà di coltivazione della canapa bioregionale
La libera coltivazione della canapa bioregionale, con metodi biologici, sarebbe un toccasana per l’ambiente, per l’economia e come forma di pulizia di terreni inquinati. Un ettaro di canapa produce il 25 % in più di ossigeno rispetto ad un ettaro di foresta, garantendo una fornitura di cellulosa pari circa al doppio. Un ettaro di canapa cresce in soli 6 mesi. Producendo carta dalla canapa potremmo salvare milioni di ettari di foresta ogni anno. La canapa può essere utilizzata nell’alimentazione, nella produzione tessile, nell’edilizia e perfino usata come combustibile bio. In realtà la canapa potrebbe sostituire in tutto e per tutto i combustibili fossili. La totale libertà di coltivazione della canapa bioregionale favorirebbe inoltre un ritorno alla terra.
Per queste ragioni la Rete Bioregionale Italiana raccomanda alle istituzioni la soluzione più naturale, ovvero la libertà di coltivazione. Finché la canapa bioregionale non potrà ritornare libera nei nostri campi e giardini, assieme a tutte le altre piante medicinali, alimentari e di varia natura, non potremo mai attuare una sana ecologia botanica.
Al contrario la “legalizzazione della cannabis” ad elevato tasso di cannabinolo porterebbe lo stato a spacciare la canapa assieme a tabacco, liquori e giochi d’azzardo conducendo ad un ulteriore indebolimento della società, soprattutto del mondo giovanile.
La soluzione politica ed ecologica -quindi- è la totale liberalizzazione della coltivazione della canapa bioregionale, dai molti usi e con basso tasso di cannabinolo. Questo -tra l’altro- porterebbe ad un miglioramento generale della qualità della vita, vista la necessità di produrre alimenti biologici e le numerose possibilità alternative d’uso della canapa, in tutti gli ambiti.
Paolo D’Arpini – Portavoce della Rete Bioregionale Italiana
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