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Libertà accademica sotto attacco

Libertà accademica sotto attacco
Marzo 10
19:39 2021

Il 9 marzo 2021,  l’Associazione Luca Coscioni, insieme a Science for Democracy e Eumansha organizzato un webinar durante il 68° incontro del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti economici, sociali e culturali incentrato sulla questione della libertà accademica.

La libertà accademica, infatti, è un diritto umano.

Marco Gentili, Presidente dell’Associazione Luca Coscioni, ha introdotto l’importanza di questa libertà e la necessità che la ricerca e la scienza siano laicamente messe in condizione di avere il massimo sviluppo.

Tutti noi, infatti, beneficiamo dei progressi della ricerca scientifica, miglioriamo la nostra qualità di vita, possiamo accedere a nuove cure e a nuove scoperte e punti di vista.

Cesare Romano, insegnante di diritto internazionale all’Università Loyola di Los Angeles, collegato dalla California, ha pure ribadito che tale libertà è un diritto che si gode sia a livello individuale che sociale e che gli Stati hanno l’obbligo di rispettare, proteggere e realizzare tale diritto.

Invece, la libertà accademica è sotto attacco in molti paesi. Quando si toglie la libertà di insegnamento e di opinione, quando si elude la possibilità, come è sempre avvenuto nella storia, da parte degli studenti, ad esempio, di proporre dei cambiamenti, di sostenere qualcosa che non piaccia al governo di turno, vuol dire che la democrazia stessa è sotto attacco.

Sono stati esaminati, quindi, alcuni casi eclatanti.

Il primo è stato quello di Hong Kong, presentato da Delanee Hester, membro dell’International Human Rights Center della Loyola Law School di Los Angeles. Come tutti sappiamo, la situazione a Hong Kong è molto grave a causa della legge per la sicurezza nazionale e le interferenze nella selezione dei professori universitari. Infatti, la Cina è un paese dove la libertà non è mai esistita e a chiunque esprima un’opinione non gradita, può capitare di tutto. Sul sito di Science for Democracy (Academic Freedom Under Attack – Science for Democracy) si possono trovare tutte le  informazioni e si può firmare l’appello per il Diritto alla Scienza (Appeal for the Right to Science – #EnjoyScience – Science for Democracy).

Un altro caso preso in considerazione è stato quello della CEU, un’Università privata che conduceva vari studi di genere e sociali nella sua sede di Budapest: la migliore università nelle discipline di indirizzo.

Il Governo ungherese ha creato leggi ad hoc per penalizzare tale Università che, infine, ha dovuto spostarsi a Vienna. L’UE ha invalidato quelle leggi ma, in conclusione, non ha avuto nessuna forza perché quelle leggi esistono ancora.

A sentire questo caso, mi è venuto in mente quanto qui, in Italia, Orban venga citato addirittura come esempio.

Eppure, gli studenti ungheresi, come quelli cinesi e molti altri nel mondo, devono apprendere solo quello che il “padrone” vuole, devono spegnere le loro menti per assuefarsi a quello che altri decidono, non possono avere opinioni se non in linea con il dominante di turno.

È una considerazione che ci riporta a drammatici periodi storici, un pensiero mostruoso che anestetizza le coscienze fino a farle diventare capaci di qualsiasi nefandezza.  Sarà un modello anche per noi? Probabilmente, quando abbiamo ingrandito con entusiasmo l’Unione Europea, non ci siamo resi abbastanza conto che il primo punto, anche per restare, non solo per entrare, doveva essere il rispetto dei Diritti Umani. A quei paesi, invece, fanno comodo gli aiuti economici, per il resto, fanno come gli pare!

Il terzo caso è stato quello turco. Ne ha parlato Latife Akyuz, un’insegnante che, dopo aver subito sospensioni, minacce, perquisizioni, detenzione e ritiro del passaporto, si è rifugiata in Germania. Un suo collega più sfortunato, che non ha trovato dove andare, infine, si è suicidato.

Dopo il colpo di stato, come sappiamo, in Turchia sono state soppresse tutte le libertà. I prigionieri politici non si contano, come pure i giornalisti arrestati e licenziati. I rettori ora vengono nominati direttamente da Erdogan. A causa di una petizione promossa dagli accademici per la pace, perché venisse sospeso il coprifuoco e cessasse il massacro e la deportazione dei curdi, sono state chiuse 15 università, licenziati i firmatari e inseriti in una lista nera per cui non troveranno più lavoro… Le toghe accademiche sono state calpestate dalla polizia, persino i cancelli delle Università sono stati ammanettati!

Federico Brusadelli, dell’Università di Napoli, ha evidenziato, infine, che ci sono in Europa Istituti finanziati dal governo cinese per diffondere la lingua e la cultura cinese.  Il colosso cinese offre, con facilità, insegnanti, fondi e persino proficui contatti in Cina. È problematico, però, dipendere da chi non riconosce la libertà accademica.

Perché la libertà accademica non è negoziabile.

Anche noi cittadini dobbiamo tutti interrogarci sui tempi che stiamo vivendo. Sembra che il mondo stia andando sempre di più verso regimi che tolgono il pensiero, la coscienza e la libertà.

Nel nostro piccolo, ognuno di noi, come può, deve opporsi. È un imperativo morale.

polizia turca

 

toghe accademiche calpestate 

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