Liberi gli operatori umanitari di Torino
Nota del Gruppo EveryOne
Torino, 13 marzo 2010. Gli operatori umanitari di Torino arrestati dalle forze dell’ordine e messi dietro le sbarre a causa della loro attività a tutela dei Diritti Umani dei migranti, dei Rom e dei detenuti nei Cie in attesa di deportazione sono finalmente liberi. Nonostante la campagna di solidarietà nei confronti dei giovani attivisti – condotta con particolare impegno dal nostro gruppo – e i palesi abusi nei loro confronti, resta l’enormità dei provvedimenti assunti dalle autorità per colpire le voci di denuncia che più volte hanno portato alla luce gravissime violazioni dei Diritti Umani all’interno dei Cie e nel corso di retate e sgomberi polizieschi attuati contro minoranze etniche. “La legge è questa,” si giustificano i responsabili delle azioni di repressione dell’attivismo. E’ vero, ma lo stesso Alto Commissario Onu per i Diritti Umani ha definito le leggi e i provvedimenti per la “sicurezza” in vigore in Italia come gravi violazioni degli accordi internazionali. Non basta invocare le leggi per essere nel diritto: anche i nazisti e i fascisti agivano in conformità delle leggi razziali, quando compievano le loro atrocità. Le leggi scritte dalla Lega Nord e dal Fini-Mister Hide che fu l’inquietante genitore (l’altro era Umberto Bossi) della legge della Repubblica italiana 30 luglio 2002, n.189, la famigerata “Bossi-Fini”, sono a tutti gli effetti leggi anti-stranieri, in antitesi rispetto alle Carte internazionali che tutelano l’uguaglianza fra i popoli. Riguardo agli attivisti torinesi, è vero che sono stati scarcerati, ma è altrettanto vero che la persecuzione giudiziaria nei loro confronti prosegue e alcuni di loro avranno l’obbligo di firma. Gli antirazzisti torinesi ci segnalano inoltre l’evasione di un gruppo di reclusi nel Cie della loro città: “Nella notte tra giovedì e venerdì sono riusciti a scappare almeno in otto, attraverso dei buchi scavati da tempo. Fino ad ora sono ancora tutti liberi”. Anche per loro, che non hanno commesso alcun reato e sono sfuggiti con disperato coraggio alle condizioni di detenzione terribili e inique del Centro di identificazione ed espulsione, la situazione giuridica si complica, perché la “legge” prescrive che gli innocenti, la cui unica colpa è avere la pelle scura ed essere fuggiti da Paesi in crisi umanitaria, debbano immolarsi alla detenzione, agli abusi e alla deportazione senza fare nulla per evitare tali atrocità.
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