LIBERA CHIESA IN LIBERO STATO
L’8 settembre 2021 è previsto che si terrà ad Albano, a Piazza Pia, un evento pastorale: l’ordinazione episcopale del nuovo vescovo ed il giubileo sacerdotale – 50 anni di sacerdozio – del vescovo uscente.
La giunta comunale ha approvato il 28 luglio una delibera in cui impartisce agli Uffici gli indirizzi operativi relativi all’allestimento delle transenne, alle puliture, all’allestimento del palco, al noleggio del service e del maxi schermo, all’assistenza cerimoniale e omaggi, alla regolazione del traffico. Tutte queste iniziative avranno un costo, non definito nella delibera, ma che verosimilmente si aggirerà intorno a qualche decina di migliaia di euro, che prevede una variazione di bilancio (l’iniziativa non era prevista nella programmazione del Comune e si dovranno dunque sottrarre fondi ad altre attività). Nella delibera non si fa cenno alla richiesta da parte della Curia, per cui l’iniziativa risulta un motu proprio dell’amministrazione comunale.
Il punto è questo: per quale motivo la municipalità di Albano deve caricarsi di un onere economico, peraltro non richiesto, per un’iniziativa interna della Curia vescovile? Le restrizioni dovute alla pandemia fanno sì che Piazza Pia potrà accogliere soltanto una parte del clero della Diocesi (circa 200 tra sacerdoti e diaconi permanenti) e personaggi della Curia di Roma; quindi i cittadini di Albano saranno esclusi dalla manifestazione. Non c’è dubbio che la religione cattolica svolga un ruolo molto importante nella nostra vita civile e culturale – il filosofo Benedetto Croce lo sostenne in un breve saggio del 1942 dal titolo “Perché non possiamo non dirci cristiani” – ma, dopo i due Patti lateranensi del 1929 e del 1984, va riaffermato che anche ad Albano la regola è quella del principio “libera chiesa in libero stato” – in pratica, come dicevano i latini, unicuique suum, a ciascuno il suo.
Nel nostro stato democratico, il criterio dell’assunzione delle proprie responsabilità da parte di ciascuna istituzione dovrebbe peraltro valere se venissero avanzate analoghe richieste dai rappresentanti di altre religioni. C’è da chiedersi se anche in questo caso la giunta comunale di Albano fornirebbe spontaneamente le stesse strutture con oneri a carico dei cittadini alle celebrazioni di un imam, di un rabbino, o di un altro capo religioso.
P.S. Le decine di migliaia di euro destinate all’evento pastorale tornerebbero utili per sistemare i sanpietrini delle strade del Centro storico che in vari punti sono in pessime condizioni e che rappresentano un pericolo per i passanti.
A proposito della delibera del comune di cui si parla – bella data hanno scelto! –, potrei argomentare a partire da ciò che disse Benedetto Croce – perché non possiamo non dirci cristiani – in un contesto particolare che contrapponeva la barbarie nazista alle radici cristiane della civiltà occidentale. Potrei ricordare papa Silvestro che, nel IV secolo, fu l’iniziatore del potere temporale della Chiesa e riferirmi a Lorenzo Valla che, nel XV secolo, disse cose interessanti a proposito di quel potere temporale. Ma tutto ciò è noto ad ogni buon cristiano che riassume queste diatribe in un detto dell’Italia centrale»: «’ndo sta lu vobiscu ce sta lu pane friscu.» Amen.
come al solito l’articolista coglie nel segno entrando nel merito di una vicenda locale che e’ una costante di quella italiana. Una storia di malgoverno locale che e’ una costante di quella nazionale. E’ una critica che non e’ ne’ gratuita ne’ pregiudiziale. Il lettore ne tragga le conseguenze. Per me la risposta e’ una sola: si rispetti la Costituzione.