L’Europa, molta economia, scarsa politica
In un’isoletta nemmeno tanto sperduta nel Mar Ionio è possibile osservare l’Europa: britannici e teutonici governano l’economia (i primi pur da –exit) e di conseguenza il mare solcando le onde con splendide imbarcazioni da diporto, sicuri del loro lemma, dell’economia forte alle spalle, d’una cultura lontana dall’essere spazzata via perché amata dai cittadini. I francesi, un poco defilati, preferiscono l’eleganza di piccoli motoscafi e le colazioni a riva su spiaggette di sabbia bianca e rosa, il mare da sogno a lambirgli i piedi: non desiderano essere notati ma l’eleganza, oggi, diventa immediatamente evidente per chiari motivi. Italiani, romeni, albanesi, i più ‘poveri’ bulgari, famiglie di israeliani fanno la loro tranquilla vacanza a riva, sognando meno le onde: meno sicuri con le lingue straniere, non tutti masticano qualche parola di inglese e i greci, bravi padroni di casa, approntano menù e cartelli utili per questi europei un po’ increduli di esserlo diventati e per tutti gli altri… I greci lavorano tanto, non hanno economie solide ma il cameriere d’un bel ristorante sul porticciolo che mostra con orgoglio la statua d’un Aristotele Onassis brevilineo e cittadino del mondo, la giacca distrattamente poggiata sulla spalla, dice che Roma è bella ma lassù quando Dio ‘ha fatto le parti’ s’è ricordato della Grecia lasciandole il capitale che le si riconosce di meraviglie naturali le quali, forse, diedero i natali anche a tanta filosofia…
L’Europa che conta ha riconosciuto subito le istanze dei ‘figli’ già adulti, già realizzati, e molto poco quelle dei figli in difficoltà (difficili anche per responsabilità propria, è chiaro) e sembra pensare ai territori circondati dal mare come ‘colonie’ buone per andare in vacanza, un po’ arretrate, poverette, e sempre in affanno per mantenere in ordine i conti. Sta alle Nazioni con la storia più antica, culle della cultura mediterranea che conquistò parte del mondo, far riconoscere la propria grandezza puntando a mantenere le proprie specificità, imprescindibili. È qui che si gioca la capacità politica tentando di non restare sotto ricatto d’una economia a misura dei soli ‘ricchi’ (più avvezza ai conti che a vere politiche economiche), potendo mettere in gioco saperi ed esperienza. Senza consegnarsi ai sovranismi, alle guerre fra razze e fra poveri. Una bella sfida. (Serena Grizi)
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