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L’Europa dà, l’Europa toglie: idee sulla cittadinanza e la specificità degli Stati…

L’Europa dà, l’Europa toglie: idee sulla cittadinanza e la specificità degli Stati…
Giugno 04
19:38 2024

«E vengo allo Statuto. Bisogna intenderci, onorevoli senatori…

Siamo sul terreno dell’archeologia o della politica?…S’è mai

pensato che una costituzione od uno statuto possano essere

eterni e non invece temporanei? Immobili e non invece

mutevoli? È quindi fatica, a mio avviso, superflua, e tuttavia

commovente, fare la guardia al Santo Sepolcro.

Il Santo Sepolcro è vuoto»

Benito Mussolini, discorso al Senato sulla riforma

della rappresentanza politica, primavera 1928

Da M – L’uomo della provvidenza di Antonio Scurati– Bompiani

Parafrasando, neppure tanto, l’adagio «la vita dà, la vita toglie», riadatteremmo con un meno filosofico «l’Europa dà, l’Europa toglie», ripensando a quel recente, tutto sommato, compleanno dell’euro sul quale ancora alcuni versano calde lacrime, altri no – per carità – dal quale è passato un quarto di secolo, non invano, non senza cambiare niente.

In Italia accadono tante cose ma già in epoca pre-social, prima del ’dimenticatoio generale’ di cronologie e accadimenti, molti cittadini s’aspettavano che tutto cambiasse per non cambiare mai nulla o avrebbero voluto l’annuncio del cambiamento ma senza che niente ne seguisse. Quella volta no: cambiava vestito la moneta cartacea o sonante nelle tasche e, soprattutto, cambiava valore. Dopo un decennio un po’ ‘difficile’ anche i prezzi pazzi tornarono al loro standard, più o meno: ci sarebbero voluti più controlli dissero alcuni, ad altri parve che la panacea fosse stata data dall’entrata più o meno autorizzata di un profluvio di merci a minor costo, provenienti dall’Oriente, così da far passare per ancora buono il potere d’acquisto della classe media mentre scadeva, invece, il valore degli acquisti. Chi ci è andato di mezzo: oltre le tasche, forse un po’ più vuote, l’ambiente che ha ricevuto una valanga di scarti in più perché con i pochi soldi in circolazione si comprarono, anche, molte cose superflue, invece di ‘ottimizzare’ le spese: comunque non era obbligatorio continuare ad accaparrarsi merci a basso costo, così, tanto per comprare.

Da allora si è cominciato a pensare che l’Europa dell’euro non bastava e che bisognava, almeno, guadagnarci anche in diritti visto che il nord Europa poteva essere maestro in questo, senza nulla togliere ai movimenti italiani. I diritti civili, da quelli femminili a quelli delle famiglie arcobaleno e comunità LGBTQIAplus cominciarono a farsi strada, forse un po’ meno quelli sindacali dei lavoratori poiché lo sguardo sull’Europa insegna che il mondo del lavoro oltralpe è molto più sindacalizzato ed organizzato ed ogni anno, a fronte di nuovi contratti di categoria ed aumenti di paghe e sicurezza, corrispondono assestamenti sulla produttività e i servizi ai cittadini in accordo con i governi centrali. Lo sguardo sugli Stati che compongono l’Europa, tranne che su quelli che hanno ricominciato con la vecchia solfa dei nazionalismi nel cerchio irrisolto nazionalismi/più Europa/pentimento/piùnazionalismi/più Europa, etc., buono per politicanti furbi, ma superabile, non può essere che arricchente. Anche per il principio che al giorno d’oggi, ognuno, viaggiando e conoscendo più Paesi, vede cosa è possibile realizzare in Stati con minor clientelismi, più entrate statali dovute ad un maggior numero di contribuenti in regola, maggiori investimenti dello stato centrale per i servizi ai cittadini: più servizio pubblico di qualità per tutti, meno favoritismi, maggiori opportunità di impiego, maggiore rispetto per la cosa comune e per l’ambiente. Tornare indietro, di nuovo, di almeno trenta o quarant’anni sarebbe faticoso e astorico, come è astorico pensare di fermare la diga degli spostamenti umani in giro per il mondo con il classico dito (vedi Brexit). Può piacere a nostalgici, anche un po’ ignoranti, a chi salvaguarderebbe il ‘vecchio’ sistema familista a sfavore di merito ed onestà, che per molti già prima di entrare in Europa, erano già due fari inderogabili. Stare assieme ci mette al riparo dallo stare isolati, per ogni necessità, dalle tentazioni di riformismi senza spina dorsale, quelli ‘gattopardeschi’ utili solo a restaurare uno strapotere centrale che molti hanno provato e che non riproverebbero mai più e dove la sicurezza dell’individuo non era certo all’ordine del giorno visto che era proprio lo stato ad incarcerare, torturare ed eliminare chi riteneva nemico, come accade ancora oggi in molti Paesi.

I ricorsi storici suggerirebbero ci sia bisogno di una ‘rinfrescatina’ sul significato di libertà, non solo per le nuove generazioni ma per tutti coloro che la baratterebbero volentieri con altre ‘merci’, per esempio una maggiore sicurezza (di che? di chi?). Ci si potrà pur sempre accomodare ai tavoli dei nuovi dispotismi che per ora promettono tanto e poi da qualche parte, secondo logica, dovranno pur presentare il conto. (Serena Grizi)

Film:

The Master di Paul Thomas Anderson

Il petroliere di Paul Thomas Anderson: entrambi i film pongono l’accento su dinamiche di potere sull’altro, fisiche e mentali;

La fattoria dei nostri sogni di John Chester: come tornare a pensare l’ambiente circostante senza farsi illusioni su rimedi facili;

The Old Oak di Ken Loach: come ‘allenare’ la possibilità di farsi comunità assieme agli altri abbandonando i reciproci razzismi, come allenare l’utopia;

Cento domeniche di Antonio Albanese: uno sguardo ‘gelido’ sul mondo delle banche per tornare a pensare una finanza più etica.

Letture:

Un’isola di Giorgio Amendola: educazione sentimentale e politica d’un partigiano scrittore e politico ‘da giovane’;

Il banchiere dei poveri di Muhammad Yunus: ‘Grameen bank’ e micro-credito, le pubblicazioni dell’autore proseguono sulla costruzione del benessere dal basso;   

M Il figlio del secoloM L’uomo della Provvidenza di Antonio Scurati: per conoscere meglio un dittatore e una parte di storia con particolari e risvolti inattesi;

Un uomo innamorato di Karl Ove Knausgård: sguardo europeo su gioventù e paternità dalla Norvegia alla Svezia.

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