LETTERE AL SINDACO
Metti che in un ipotetico Comune un cittadino si rivolga al sindaco per sottoporre una serie di problemi che riguardano la comunità: i concorsi per l’assunzione di dipendenti del Comune, la gestione del patrimonio comunale, il rapporto tra il Comune e la Curia, l’accesso dei cittadini alle sedute del Consiglio comunale, l’attività statistica del Comune, il sempiterno problema dei sanpietrini delle strade. Metti che il cittadino scriva sette lettere, tutte protocollate, e non riceva alcuna risposta. Metti pure che invii tre solleciti, pure quelli senza risposta.
Il cittadino sa che è un obbligo dell’ente pubblico dare risposta, mediante gli uffici, alle domande che pone alla sua amministrazione, di cui peraltro è il “proprietario” (art. 97 della Costituzione e art. 1, legge 241 del 1990). Pensa che quando va in un ufficio pubblico l’impiegato gli risponde, e non capisce perché il capo dell’amministrazione non lo faccia.
Queste cose avvengono in un ipotetico sito di una landa desolata che non conosce le regole basilari della democrazia, mica nei posti più belli e civili del Castelli Romani che vantano una tradizione millenaria.
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