“… Lettera sulla droga” di Vittorino Andreoli
Dopo il successo delle precedenti pubblicazioni (Lettera ad un adolescente, Lettera alla tua famiglia e Lettera a un insegnante), l’autorevole psichiatra Vittorino Andreoli, nato a Verona nel 1940, torna a scrivere un’epistola, “Carissimo amico. Lettera sulla droga” (Rizzoli) in cui invita a non cadere in una dipendenza che assume sempre più connotati banali e che sta aumentando considerevolmente tra i giovani. E non solo. L’esimio specialista in psichiatria denuncia infatti la dilagazione del fenomeno anche tra gli adulti, un fenomeno che, a suo dire, non riceve il giusto interesse da parte della società. “Se ne avessimo parlato 10-15 anni fa, avrei detto che la droga era un problema soprattutto giovanile”, spiega, “ma ora non più: ci sono persone che iniziano in età adulta, quando hanno l’età per fare i genitori”. Le motivazioni che conducono alla droga, inoltre, sono mutate rispetto al passato; oggi ci si droga perché si incontra difficoltà nell’adeguarsi ad una realtà sempre più complessa che sembra schiacciare gli individui, ad un mondo che esige il successo per tutti ma che poi lascia molti nell’insuccesso e nell’emarginazione. Si sta affermando una pericolosa concezione della sostanza stupefacente, che ne prevede un uso compatibile con l’ambito scolastico e lavorativo e che non lascia più spazio al dibattito fra proibizionismo e legalizzazione. “E’ come se la società dicesse: ‘ciascuno faccia ciò che vuole! E se arriverà a distruggersi, beh, vedrò che non provochi troppi danni’, una concezione tremenda” puntualizza lo psichiatra con una nota d’amarezza. E lancia un appello: “per la nostra dignità, recuperiamo il diritto a non drogarsi”.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento