Lettera aperta al Sindaco di Marino
Il 25 aprile, Festa della Liberazione. Per la prima volta, dopo parecchi anni, il Comune ha svolto una manifestazione che ha unito nel percorso, l’usuale deposizione di corona ai caduti e l’omaggio alla Partigiana Enriquez Agnoletti. E’ una novità positiva. Gravemente macchiata però, da un incomprensibile vuoto di denuncia e di memoria nel discorso ufficiale del Sindaco, avv. Carlo Colizza, che, non essendo ignorante della materia, è certamente in tal modo, colpevole di omissione! Per questo la nostra lettera aperta.
Egregio Sindaco, dobbiamo farLe i nostri complimenti per come è riuscito, nel suo primo discorso in occasione del 25 Aprile, ad evitare accuratamente il termine “nazifascismo”: e lo ha espunto in una maniera talmente abile che sembrava di stare a sentire le avventure de ‘I ragazzi della Via Pal’. Con una differenza, tragica: i ragazzi, le donne, gli uomini che in Italia si ribellarono agli occupanti nazisti e ai loro sgherri fascisti non se la cavarono con un innocuo bagno, come raccontato nel bel romanzo di Mòlnar. Furono impiccati, fucilati, violentati, bruciati vivi. Torturati con i metodi più raffinati. Bestiali, diremmo. Seviziati a Via Tasso, alla Pensione Iaccarino, nelle tante ‘Villa Triste’ disseminate un po’ ovunque nel nostro Paese. Neanche alle bestie si riserva un trattamento simile, se non, forse, a quelle che vanno al mattatoio. Ecco, Signor Sindaco: nazisti e fascisti, in poco più di dieci anni riuscirono a far diventare l’Europa un enorme mattatoio a cielo aperto. Lei, nei dieci minuti del suo discorso, non è riuscito a indicare, nemmeno per sbaglio, i responsabili di quella mattanza. Allora glieli indichiamo noi, ancora una volta. Chi mise a ferro e a fuoco le nostre città e l’intero Continente, chi mosse guerre di conquista, nel folle tentativo di rinverdire la memoria di Imperi passati e sepolti, ha un nome: “nazifascismo”. E un volto. Anzi, i volti, lividi, rancorosi, nevrastenici che solo i fascisti (e i nazisti) potevano e possono avere. Il volto di chi bastona a tradimento, di chi spara a bruciapelo, di chi spia e origlia i discorsi sul tram, in casa, in ufficio. Senza nessuna polemica da parte nostra, ma per Sua cultura, sfogli le immagini dei ‘ragazzi di Salò’ e quelle dei partigiani. Ce ne sono tanti di libri sull’argomento. Le metta a confronto. Si soffermi a guardare i volti cerei e incarogniti degli aderenti alle Brigate Nere che salutano con il pugnale alzato i loro caporioni, sapendo che per loro ormai è finita. E guardi i volti sorridenti dei partigiani che sfilano nelle città liberate, col mitra a tracolla, e la certezza di una nuova vita dinanzi a loro. Se li osserverà attentamente noterà subito che non sono uguali. I primi non hanno istanze da fare, non chiedono nulla; forse (forse) presagiscono qualcosa: che le loro pulsioni di morte e tutta quella ridicola paccottiglia fatta di gagliardetti e mostrine, teschi e tibie incrociate, tra poco finiranno nell’immondezzaio della Storia. I partigiani, le donne e gli uomini che hanno combattuto contro l’occupante nazista e i loro ascari fascisti, viceversa, sanno di avere il futuro nelle loro mani. Perché hanno lottato. Perché hanno vinto. Perché sono usciti dalle loro case e, con i loro corpi, hanno occupato le vie, le piazze, i marciapiedi. Ecco, Signor Sindaco: quei partigiani, quelle donne e quegli uomini non si sarebbero accontentati, come voi del Movimento, di un casuale e qualunquistico ‘Vaffa day’ o di un ‘mi piace’ inviato elettronicamente. Perché, al contrario del vostro Movimento, sapevano che solo i corpi creano desideri, aspirazioni, conflitti (sociali, intellettuali) e solo questo può cambiare, in meglio, la storia di un Paese. Lei, Signor Sindaco, e il suo Movimento, vorreste espungere, oltre alla memoria, il conflitto. Siete il Movimento del ‘tutti a casa’. Del ‘ghe pensi mì’. Qualche studioso ha già definito il vostro Movimento ‘un contenitore di disagio’. Per la sinistra e il Pci siete l’ennesimo ‘blocco sociale’ che, senza offesa, si candida a servire gli interessi delle categorie da voi rappresentate: avvocati, notai, dentisti e liberi professionisti. E gli ‘interessi’ sono, egregio Sindaco, a ben vedere ‘ideologie’. Quelle stesse ideologie che Lei, Signor Sindaco, nel suo furbescamente innocuo discorso del ‘volemose bbene’ del 25 Aprile, sembra disprezzare. Ma che poi usa, in maniera surrettizia, per dimostrare l’indimostrabile: che carnefici e vittime sono sullo stesso piano. Che destra e sinistra sono uguali. Che “né destra né sinistra…”. Non potrà mai esserlo. Non lo sarà mai. Il PCI di Marino
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