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Lettera aperta agli animalisti

Lettera aperta agli animalisti
Novembre 25
11:39 2021

Certo anche i nostri amici animali hanno un’anima,  lo dice la parola stessa “animale” che  significa “dotato di anima”. Ma perché solo  cani e gatti  devono avere  il privilegio di  essere protetti per  legge? Perché non le capre, le mucche, gli asini, i maiali e tutti gli altri animali, selvatici o domestici che siano? Perché non riservare anche a loro pari diritti? Il fatto è che i cani sono perlopiù  “animali da compagnia” servono a  curare la psiche malata di chi ha subito traumi affettivi o carenze emozionali oppure ha paura del prossimo e sente il bisogno di protezione, od altre ragioni passive.

La gente si fa un cane, due cani, tre  cani perché forse vorrebbe avere un figlio, perché il fidanzato se n’è andato con un’altra, perché  il cane gli da sicurezza, perché sente il bisogno di sfogarsi con un qualcuno che non risponde ed accetta, insomma perché  sente un buco dentro…. 

E poi cosa diamo da mangiare al cane per farlo star bene e contento, carne di vacca, di capra, di maiale, di coniglio…  Ma questi non sono animali dotati di anima? E cosa sono allora?

 Si misura la propria bontà su un metro fasullo  di bontà, sul bene mio che è meglio del tuo. Cani in braccio, cani a letto, cani in salotto,  cani da guerra, cani da fiuto, cani da polizia, cani… i cani servono a tante cose, sono protetti come “animali da compagnia”.   Il fatto è che l’anima ce la hanno già e l’avrebbero ancora di più se fossero  animali come le tigri, i lupi, le volpi e le faine. Invece sono “animali da compagnia”.

In Italia si contano oltre trenta milioni di cani, forse di più,  quelli randagi si accoppiano ogni anno e producono nuovi cani e avanti così, persino nei canili a volte si accoppiano, forse  li fanno accoppiare per prendere nuovi contributi dallo stato e dalle regioni che pagano una certa cifra per ogni cane. C’è un commercio fiorente sui cani con pedigree, sui cani da combattimento, sui cani da porno shop. 

Ripeto non ce l’ho coi cani in se stessi ma con l’uso che viene fatto nella società umana di questi animali. Dire che sono animali da compagnia è come dire che sono  amati per curare la nostra carenza di compagnia, essi a volte sono i nostri padroni, ci adattiamo a loro, non solo essi si adattano a noi. Dove c’è la cultura di farsi una cane  due o tre, da tenere dentro casa rinchiusi come lo siamo noi, in una grande città asfissiante come Milano o Roma o Napoli, ad esempio, vuol dire probabilmente che non si è più in grado di avere rapporti normali con le persone umane, forse vuol dire che si amano i cani ma si disprezzano gli zingari, i negri, le puttane, etc. etc. 

Cari animalisti di facciata fatevi un  check-up psicologico se volete essere credibili. 

Sospetto che questa lettera solleverà molte critiche!

 

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