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Lettera aperta a chi afferma che Mario Balotelli si merita gli insulti razzisti

Gennaio 08
13:55 2010

Milano, 8 gennaio 2009. Alcuni tifosi del Chievo, un giornalista e appassionati di calcio ci hanno scritto riguardo alla nostra difesa di Mario Balotelli. Ecco le frasi che ricorrono nelle loro email: “E’ un immaturo che strumentalizza il razzismo per fare vittimismo”; “E’ un provocatore ed è fischiato proprio per questo”; “E’ odioso e si merita i ‘buuu’ e i fischi in tutti gli stadi”. Anche i media italiani e il giudice sportivo hanno scelto di gettare la croce su Mario Balotelli: il primo l’ha multato di 7.000 euro per aver risposto con un accenno di applauso a 90 miniuti di inqualificabili cori. I giornalisti, invece, giustificano le tifoserie perché ritengono che il campione dell’Inter dovrebbe “tacere e pensare a giocare” (come se non svolgesse il suo lavoro in maniera esemplare). Tutti parlano di ‘buuu e fischi’, ma evitano di ricordare che nei cori si sentono insulti di una gravità inaudita, come “Negro di merda” o “Un negro non può essere italiano”. Se tanti paladini della sportività, se tanti sedicenti educatori non omettessero, nei loro giudizi, di inquadrare i cori nella loro inciviltà, nella loro intolleranza, forse potremmo riconoscere la loro buona fede. “E allora perché le tifoserie non insultano gli altri calciatori di colore?” ci chiedono i detrattori del campione palermitano di origine africana. A parte il fatto che non è vero, perché gli insulti razziali raggiungono ormai regolarmente, non solo nel calcio e non solo fra i professionisti, gli atleti dalla pelle scura, va sottolineato che Balotelli è l’unico, in Italia, fra le vittime di tali eventi, a denunciarli instancabilmente, nonostante ogni volta piovano su di lui critiche da ogni parte. Un giorno, in un’Italia meno razzista, il caso Balotelli farà arrossire molti di vergogna. A noi non resta che ribadire a tutti che non esistono giustificazioni quando gruppi di persone intonano cori intolleranti e violenti, usando termini spregiativi riferiti al colore della pelle di un essere umano o inneggiando alla sua morte. I “se” e i “ma” non costituiscono alibi. Basta cercare su google “Balotelli” e “razzismo” per ripercorrere la vicenda di un ragazzo bersagliato da anni, in tutta Italia, dal razzismo; basta leggere i titoli dei gruppi Facebook contro Mario Balotelli per escludere che l’ostilità nei suoi confronti sia costituita da “sfottò da stadio”. Basta rilevare come il giovane fuoriclasse sia da tanto tempo nel mirino di gruppi neonazisti per comprendere quanto irresponsabilmente si cerchi di ridimensionare un fenomeno di accanimento vergognoso. La triste realtà degli insulti razzisti da parte delle tifoserie è ormai, comunque e purtroppo, una costante non solo nelle serie maggiori, ma anche in quelle minori, giovanili e negli oratori. Mario non è quel “cattivo ragazzo” che, secondo giornalisti e intolleranti, merita di ricevere offese di matrice razzista, ma un giovane coraggioso e pieno di dignità, che vorrebbe semplicemente giocare a calcio e non subire un tormento ogni volta che scende in campo. Nonostante quanto gli sta capitando, nonostante una campagna denigratoria che lo pone in pericolo (già in un caso i tifosi sono passati dalle parole al lancio di banane: sembra che i suoi critici se ne siano scordati), è capace di impegnarsi in gesti umanitari, rispondendo con generosità agli appelli dei diseredati. E’ un giovane sincero che non piega la testa davanti all’ingiustizia e non accetta di umiliarsi di fronte all’intolleranza, memore di quanta ne abbiano subita i suoi antenati. Il suo camminare a testa alta, la sua ribellione verso i più odiosi degli insulti, la sua fierezza che lo induce a rispondere a tono, rifiutando di comportarsi come uno “zio Tom”, sono le caratteristiche di Mario che danno fastidio a una società non più tollerante e lo trasformano in un “eroe” agli occhi dei migranti e dei perseguitati. Ora, vi è da augurarsi che il campione sappia reagire con altrettanto coraggio ai nuovi cori che si levano contro di lui, ai cori mediatici che seminano calunnie e nuova avversione. Non sei tu il problema, Mario. Il problema è questo clima di terribile discriminazione in cui avvengono ogni giorno abusi contro le minoranze molto più gravi di quelli che ti tocca subire. Non sei tu il problema, Mario. Non sorga in te neanche il minimo dubbio, il minimo tentennamento. Verrà il giorno in cui non sarai più definito come un provocatore che merita di essere chiamato “sporco negro”, ma un simbolo dei valori che esprimono uguaglianza, tolleranza, solidarietà.

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