“L’Essenziale è invisibile agli occhi”
“L’Essenziale è invisibile agli occhi” è un’espressione contenuta all’interno del libro: “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, una favola scritta durante l’inizio della Seconda Guerra Mondiale e rivolta ancor prima che ai bambini agli adulti che un tempo sono stati anche loro bambini ma lo hanno dimenticato ci dice l’autore all’inizio del libro. Ma cosa significa la frase: “L’Essenziale è invisibile agli occhi”? A spiegarlo è la volpe il personaggio che il Piccolo Principe incontra nel suo viaggio (un percorso di crescita e di esperienze per riscoprire la parte bambina presente ancora in ognuno di noi) dopo aver abbandonato la sua amata rosa sull’asteroide B612 dove vivevano insieme. “Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”, è il segreto che la volpe svela al Piccolo Principe. Non è ciò che vediamo delle persone che le rende speciali ai nostri occhi, ma ciò che sentiamo per loro, un sentimento impercettibile per l’occhio umano ma talmente forte da condizionare la nostra vita. Solo la nostra sensibilità percepisce la singolarità dell’individuo, le persone sono rinchiuse nelle apparenze e solo “addomesticandole” si potrà rivelare ed apprezzare la loro singolarità. La volpe ha rivelato al Piccolo Principe come “le amicizie possono essere tante ma sempre uniche”, l’incontro tra i due è un trattato sull’importanza dei legami nelle relazioni umane. Un amico non è una persona uguale a tutte le altre. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”.
La volpe, con queste parole, insegna al Piccolo Principe il valore dell’amicizia, che per lei significa essere addomesticata e per il Piccolo Principe vuol dire prendersi cura della sua rosa perché lei è unica e diversa da tutte le altre, ed è il tempo che lui ha perso con la sua rosa che l’ha resa così unica ed importante. Ciò che differenzia per ognuno di noi una persona dall’altra è la relazione che costruiamo con quest’ultima dedicandole tempo e attenzioni, impegnandoci nel conoscerla nei suoi punti di forza e nelle sue fragilità. Essere addomesticata per la volpe vuol dire creare un’affiliazione reciproca dove l’uno poi avrà bisogno dell’altro, creare un legame. La volpe dice infatti al Piccolo Principe:” Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Con il passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, inizierò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore … ci vogliono i riti”. Il Piccolo Principe si guadagna la fiducia della volpe andandola a trovare tutti i pomeriggi stabilendo un rito, si stabilisce così un legame che è non è altro quello che si può definire uno stile di un attaccamento sicuro. L’ aspettarsi proprio che quella determinata persona appaia in quel determinato tempo, ed il continuo verificarsi di tale rito assicura che esiste lui, esiste l’altro, esiste la relazione. Il legame di attaccamento che si instaura, stabilirà e fornirà poi un modello per le relazioni future. Abbiamo detto infatti che il rapporto tra la volpe ed il Piccolo Principe aiuta quest’ultimo a fare chiarezza sul suo rapporto con la rosa. Il Piccolo Principe viene a conoscenza del roseto: la rosa dovrebbe perdere qualsiasi importanza per il principe, ma egli capisce che la rosa non è più speciale perché unica nel suo genere, bensì è speciale perché le vuole bene, perché c’è un legame che si è creato tra di loro. Ogni persona per noi importante lo è a seguito del rapporto che abbiamo costruito con questa, del tempo che abbiamo investito nel coltivare e nel creare una relazione con lei. I legami che gli esseri umani creano vanno al di là del puramente visibile, diventano pensieri, significati, interazioni, sentimenti, emozioni. La volpe facendosi addomesticare vuol far sì che il Piccolo Principe si ricordi di lei anche quando non saranno più insieme, la conoscenza ed il legame con una persona implicano in sé la possibilità che poi si sperimenti la sofferenza, ad esempio quella del distacco, ma varrà la pena soffrire se poi in cambio si guadagnerà “il colore del grano”, cioè un legame affettivo, il calore di un’altra persona che non toglie nulla a ciò che siamo ma ci arricchisce permettendoci anche una maggior conoscenza di noi stessi: “I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano”, dice la volpe al Piccolo Principe. Con questa frase la volpe sta spiegando al Piccolo Principe che una volta che si instaurerà un rapporto profondo tra i due questo continuerà ad esistere anche se essi saranno distaccati e ciò avverrà proprio attraverso il ricordo. Questa è una legge universale per tutte le relazioni, anche l’assenza e il distacco possono diventare presenza seppur nella distanza. La volpe dice inoltre al Piccolo Principe: “Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato”, questo ad oggi nei legami e nelle relazioni è ciò che più spaventa: la responsabilità del rispetto dell’altro all’interno della relazione e la paura che questa responsabilità limiti la nostra libertà, quando siamo noi in realtà a limitarla a causa delle nostre paure più nascoste. La rosa che vive sull’asteroide B612 è delicata e molto esigente, le cure e la protezione del Piccolo Principe sono quelle che le permettono di sopravvivere e di splendere della sua bellezza. Il Piccolo Principe quindi era responsabile della rosa e della sua vita, questo era ciò che la rendeva così importante per lui, ma era anche il motivo per cui alle volte “avrebbe voluto dimenticarla, ma in quel momento si rammentava di essere tutto per la rosa e se ne occupava di nuovo.”
Il nostro bisogno iniziale quando nasciamo è quello di sicurezza, motivazione per la quale fin da subito siamo predisposti alla creazione di legami, il nostro bisogno di sicurezza può aiutarci a comprendere meglio il dolore e la sofferenza legate al senso di perdita emergenti anche nell’adulto abbandonato. Questo è ciò che accade nei rapporti con le persone alle quali vogliamo bene: ci piace sentirci indispensabili e responsabili per l’altro, è questo che rende così importante l’altro e la relazione ma allo stesso tempo tutto questo sembra avere un costo per la nostra libertà fino a quando non ci accorgiamo che la vera libertà è quella di vivere le emozioni ed i sentimenti che sentiamo.
“Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda”.
La vanità della rosa è la causa della rottura del rapporto con il Piccolo Principe, è così che il protagonista, perde il proprio punto di riferimento e soffre per la rottura di questo rapporto, ma proprio questa rottura, questo dolore, questo senso di solitudine è ciò che poi lo spinge a esplorare nuovi pianeti, metafora per spiegarci quanto la rottura di un rapporto possa avere due facce: perdita/opportunità, entrambe reali. Elaborata la perdita possiamo andare verso opportunità che prima ci precludevamo. “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercati le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici”.
Nell’incontro con i vari personaggi è evidente come ogni persona abbia bisogno della presenza dell’altro per definirsi, noi esistiamo in relazione agli altri, il geografo non può fare il suo lavoro senza gli esploratori, il vanitoso non può essere tale senza nessuno che lo ammiri, stessa cosa per il re senza sudditi. L’importanza delle relazioni e dei legami rappresenta il filo conduttore di questo racconto. Anche l’incontro tra il Piccolo Principe e il Pilota rappresenta un vero e proprio legame d’amicizia. Questo personaggio mostra di non scoraggiarsi facilmente, infatti si trova nell’immensità del deserto e, pur essendo solo, non si perde mai d’animo e cerca di uscire da quella situazione anche se non è per niente semplice. Il Pilota sa inoltre per sua esperienza personale (si è reso ben presto conto che nessuno capisce il suo disegno, fatto all’età di 6 anni, che, al contrario dei tanti che lo interpretano come un cappello, rappresenta un boa che mangia un elefante) che spesso “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta”, gli adulti non capiscono le fantasie dei bambini e ciò è motivo di forte sofferenza per loro. Il pilota, ne “Il Piccolo Principe”, prova a cercare il bambino in ogni adulto che incontra, ma quando mostra il disegno tutti rispondono “è un cappello” così lui si abbassa al loro livello adulto.
L’autore evidenzia l’ingenuità e la fantasia dell’infanzia in contrapposizione alla rigidità dell’uomo più maturo “… i grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta …”. Viene messo in luce come gli adulti con le loro “bizzarrie” siano totalmente presi dai loro affari e non riescano a cogliere il senso della realtà e della reale utilità delle loro azioni, senza badare agli interrogativi posti dal Piccolo Principe.
Questo libro è il dialogo tra un adulto ed un bambino, all’interno del quale entrambi affrontano un processo di crescita e di conoscenza e ne escono arricchiti; l’autore parla al cuore degli adulti a cui nel mondo odierno sembra interessare null’altro che il proprio tornaconto personale.
La figura del Piccolo Principe permette all’autore di riavvicinarsi alla sua parte bambina e di riuscire a leggere la realtà con gli occhi dell’infanzia, il protagonista si fa morsicare dal serpente per tornare sulla Terra perché l’autore-narratore non ha più bisogno di lui, il Piccolo Principe è riuscito nel suo intento di far riscoprire all’adulto il bambino che è ancora in lui. L’insegnamento finale, che l’autore ci consegna è quello, seppur cresciuti, di non mettere da parte la nostra parte più giocosa e creativa pensando che questa non possa essere utile nel mondo adulto e precludendoci così il piacere di fare le cose che ci rendono felici e che ci alleggeriscono. Ognuno di noi è stato bambino ma poi crescendo alcuni lo dimenticano e questo fa reprimere la nostra spontaneità, limita la nostra curiosità ed appiattisce le nostre emozioni facendoci iniziare a pensare che la “leggerezza” della vita non ci sia più concessa, che i sogni, le risate ed i giochi con gli amici siano sostituiti dall’esigenza e necessità di essere persone performanti in ogni momento della giornata ed in tutti gli ambiti della nostra vita e senza tempo libero a disposizione. Ci sono cose dei bambini che gli adulti non capiscono e queste incomprensioni sono motivo di sofferenza per un bambino ma ancor di più per il bambino che abbiamo dimenticato vivere ancora dentro di noi, il quale vorrebbe realizzassimo i nostri sogni di diventare pittori, piloti o qualsiasi altra professione sia nei nostri desideri senza che arrivi la società adulta a distruggerci i sogni all’età di 6 anni! Allora che fare? Continuiamo a sognare e a credere nell’importanza dei nostri sogni. “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” come diceva Eleanor Roosevelt. I sogni rivestono un ruolo essenziale nel percorso evolutivo e di crescita personale di ciascuno di noi. Sono i motori dell’ispirazione, ci spingono a stabilire obiettivi e ad aspirare a qualcosa di più grande. I sogni ci aiutano anche a identificare i nostri bisogni e le nostre passioni e a orientarci verso un futuro desiderato, attribuendo così un senso più profondo alla nostra vita. Inoltre, ogni qualvolta realizziamo un sogno che ci eravamo prefissati, sviluppiamo maggiore autostima, sicurezza, resilienza e determinazione, divenendo, così, individui più solidi, strutturati e consapevoli. Ricordiamoci allora sempre che: trasformare un sogno in realtà ci permette di scoprire e dispiegare il nostro potenziale. E Allora avanti! Come disse Walt Disney:” Se puoi sognarlo, puoi farlo!”
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento