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L’esplosione di Beirut: ignoranza, incidente o altro?

Agosto 10
16:57 2020

La tremenda esplosione che ha distrutto il quartiere del porto di Beirut, seminando morte e dolore, ha lasciato sgomenti.

Delle  ipotesi che possano spiegarla deve essere scartata quella dell’ignoranza, in quanto le proprietá del nitrato di ammonio sono fra quelle più note al grande pubblico, anche dei non addetti. Si tratta di un sale relativamente comune, poco costoso, maneggevole, impiegato come fertilizzante, ma anche per applicazioni particolari, come la produzione del ghiaccio istantaneo, utilizzato come anti dolorifico: a contatto con l’acqua, infatti, il sale si scioglie assorbendo calore con produzione di ghiaccio. Ben più note sono le sue applicazioni in agricoltura come fertilizzante, o quelle in ingegneria mineraria per esplosioni controllate: il suo bilancio in ossigeno ne è l’indicatore più evidente. Questa proprietà gli ha purtroppo aperto la strada del terrorismo, malgrado l’emanazione di norme destinate a ridurne la libera circolazione.

Fra le ipotesi che sono state formulate per spiegare l’esplosione c’è stata anche quella dell’incidente, basandosi sulla storia di questo sale che si è reso in passato responsabile di molti incidenti mortali. Quello che ha reso  l’ultimo episodio enormemente più cruento è stata la quantità di sale stoccato ed esploso, circa tremila tonnellate.

Il primo episodio di esplosione di cui si ha notizia risale al 1916 nella cittá di Faversham nel Kent, Inghilterra: esplosero 700 tonnellate di ammonio nitrato con 115 morti,  dato  confrontabile con quello di questi giorni.

Nel 1921, soltanto cinque anni dopo in Germania, nello stabilimento per i fertilizzanti della BASF ad Oppau, si è prodotta un’esplosione che ha portato alla morte di oltre 500 persone e al ferimento di quasi 5000.

Il terzo episodio importante è avvenuto durante la seconda guerra mondiale in Belgio, con quasi 200 morti e 1000 feriti: è questo dei vari episodi quello dove la colpa dell’uomo e della sua ignoranza è più evidente, in quanto tutto è avvenuto per un colpevole tentativo di separare fra loro vari composti dell’ammonio, fra i quali il nitrato.

Sembra quasi dimostrare quanto sia errato parlare di eccellenze tecniche, solo su base geografica, l’episodio successivo, che riguarda la Francia: in questo caso l’errore umano é ancora più macroscopico; in quanto l’esplosione avviene per il colpevole rilascio al terreno di un mozzicone di sigaretta. Siamo nel 1947 e il teatro del dramma è la nave francese Grandcamp, ancorata nel porto di Texas City; sono oltre 500 i morti e siccome l’esplosione avviene in due tempi e fra il primo e il secondo si accumula al porto una follla di curiosi, alcuni dei morti sono proprio fra questi.

Il 1947 è un anno no per il nitrato di ammonio: un’altra nave, un cargo  norvegese si incendia nel porto di Brest e solo la grande professionalità del capitano evita una strage: muoiono 26 persone.

Gli episodi più recenti riguardano Corea del Nord e Cina, rispettivamemte negli anni 2004 e 2015: altre centinaia di vittime che però non hanno insegnato niente, visto quanto avvenuto. Molte volte le conoscenze chimiche sono difficilmente trasferibili ai non addetti, anche se non si può ammettere l’esistenza di un deposito di prodotti chimici senza la presenza di un responsabile tecnico. Ma nel caso delle proprietà del nitrato di ammonio queste sono ben note a quasi tutti, al pari, per fare un esempio, dell’infiammabilità dell’alcool e quindi l’ignoranza non è altro che colpa!

Quando muoiono centinaia di innocenti è impossibile solo pensare a una compensazione, ma ora alla scienza si apre una grande opportunità: risanare l’ambiente martoriato dall’esplosione, bonificare le derrate alimentari avvelenate, ristabilire condizioni di igiene, sanitá e sicurezza per tutti i libanesi di Beirut.

Luigi Campanella

(Professore Ordinario di Analisi Chimica, di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali,
di Chimica del Restauro, di Chimica degli Alimenti all’Università “Sapienza” di Roma e
Presidente del MUSIS (Museo Multipolare della Scienza e dell’Informazione Scientifi ca);
luigi.campanella@uniroma1.it.)

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