Lesbo, gennaio 2016: frammenti di approdi migranti…
Lesbo – Il nome di questa grande isola dell’Egeo è entrato nel nostro vocabolario quotidiano per gli sbarchi di migranti, soprattutto dalla Turchia, riportati tutti i giorni dalle cronache mediatiche. Molti volontari raggiungono l’isola per accogliere le imbarcazioni di fortuna con cui arrivano ogni giorno centinaia di persone di tutte le età. Il clima in questo periodo è freddo e i volontari si proteggono con vestiti termici, mute, poiché metà del soccorso si svolge in acqua. I gesti benevoli di chi partecipa alla prima accoglienza cominciano già dalla riva, piccoli segni amichevoli e inconfondibili per dire: «ci siamo, vi aspettiamo».
La merce più preziosa all’arrivo di ogni imbarcazione è l’accoglienza: le braccia aperte in segno di benvenuto, un sorriso, una carezza di conforto. Molti migranti mentre scendono dalle barche sono doloranti o semplicemente spaventati a morte per il pericolo che hanno dovuto affrontare, per ciò che hanno lasciato. Alcuni approfittano dei fogli termici, oltre che per ripararsi e scaldarsi un po’, anche per piangere lacrime d’un pianto che è liberatorio ma anche grave per i pericoli appena scampati; giovani e anziani piangono per sé e per i nipoti, i figli.
Molti volontari fanno raccolte fondi per poter partire alla volta delle emergenze tutt’oggi sparse nel Mediterraneo o in terre più remote. C’è chi ha speso le proprie vacanze in questo modo: quelle estive, quelle di Natale e già pensa di spendere così quelle che verranno. I molti volontari vanno sulle coste o altrove anche in vece di tutti quelli che vorrebbero andare ma proprio non possono per i motivi più disparati. Nelle foto di Luca Trioani, giovane fotografo castellano e volontario tornato a fine gennaio da Lesbo, drammatiche nella loro immediatezza, si possono leggere molte cose. Dall’alba al tramonto ci sono nuovi arrivi di migranti, le giornate trascorrono così nell’immutabilità, almeno apparente, di uno scenario marino fra i più noti dell’immaginario poetico di tutti i tempi, incontro fra le culture d’Oriente e d’Occidente. Nella luce rada del tramonto fra chi arriva e chi aspetta non si notano più differenze e potrebbe risuonare dolce il verso di Alceo…anche se la drammatica realtà non svanisce, resta, pronta a riproporsi con la prossima barca.
Ma intrecciate corolle di aneto
ora qualcuno mi circondi il collo,
e dolce olio profumato
mi versi sul petto.
(Alceo, Mitilene 630-560 a. C. circa)
(Serena Grizi)
vedi nella gallery le foto di Luca Troiani:
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