L’emblema della Città
Il termine ‘Tusculum’ sull’emblema, sembra apparire le prime volte intorno agli anni ’30, certamente enfatizzato – ma non nello stemma ufficiale – in alcune pubblicazioni del periodo fascista. Se dunque una volta per tutte verrà definito questo emblema, ci si convinca pure a riprodurlo con le stesse modalità su tutte le comunicazioni ufficiali del Municipio e ufficiose (manifestazioni varie, ecc.) di chi organizza attività varie sotto l’egida comunale. Certo la dizione più precisa sarebbe quella di ‘Civitas tusculana’, non solo perché ormai i confini dei nostri Paesi sono perlomeno superati, ma soprattutto perché così papa Paolo III Farnese definì Frascati nel concistoro dell’11 gennaio 1538, quando “…oppidum Frascati prius moenibus cinctum et parrochialem ecclesiam in cathedralem dignitatem….ornatam, translato hinc episcopato et pristino etiam nomine restituto in Civitatem Tusculanam declaravit” (cioè, detto in parole povere: Il papa Paolo III, dopo aver cinto di mura il castello di Frascati – elevò a dignità di cattedrale la parrocchia (allora S. Maria in Vivario) e trasferì qui la sede vescovile – restituendogli anche l’antico nome di Città tuscolana (Civitas tusculana). Ma poi ci si dovrebbe anche ricordare che per la legge 142 del 1990 sulle autonomie locali, oltre all’obbligo dello statuto, nello statuto stesso dovevano essere riportati chiaramente gli elementi di identità dell’ente, compresa la descrizione dello stemma e del gonfalone. Prosit!
Insomma se l’araldica è una scienza, forse occorre anche adeguarvisi.
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