L’Egitto a Villa Adriana
CONFERENZA di Zaccaria Mari
L’Egitto a Villa Adriana. Il complesso della c.d. Palestra alla luce dei recenti scavi.
Giovedì 30 maggio 2019 ore 16:00
Palazzo Patrizi Clementi, via Cavalletti n.2-Roma
La conferenza vuole offrire una sintesi delle recenti ricerche effettuate nella c.d. Palestra a Villa Adriana che nel 2016, con la riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, è passata dalla Soprintendenza all’Istituto autonomo VA.VE. (Villa Adriana e Villa d’Este). Fra il 2005 e il 2015 la Palestra, facente parte di uno dei complessi periferici della residenza tiburtina ancora oggi poco noti, è stata teatro di un esteso progetto di scavo e restauro finanziato con 2 milioni di euro da Arcus (Società per lo sviluppo dell’arte della cultura e dello spettacolo). Si compone di sette grandi edifici contigui, innalzati fra il 125 e il 135 d.C., incorniciati da una scenografica parete-ninfeo, conosciuti in precedenza solo attraverso le piante storiche della Villa. La denominazione di “Palestra” si deve a Pirro Ligorio, che durante gli scavi commissionati dal cardinale Ippolito d’Este, governatore di Tivoli, interpretò come atleti tre busti di sacerdoti isiaci in marmo rosso. Il progetto ha consentito di riportare alla luce una sala cinta da un doppio portico a pilastri, un cortile anch’esso porticato, un giardino pensile su ambienti voltati e una sontuosa aula basilicale con colonne marmoree. Il rinvenimento nel 2006 di una statua di sfinge e nel 2014 di una statua zoomorfa di Horus, in marmo proconnesio, unitamente alla scoperta nel XVI secolo di una statua di Iside-Fortuna e di una testa colossale di Iside-Demetra, inducono a riconoscere nella Palestra un santuario o la rievocazione – com’era nello stile di Adriano – di un santuario delle divinità dell’Egitto greco-romano sul tipo degli Isea e Serapea di età imperiale. Per tale destinazione il complesso si collega all’Antinoeion (tomba-tempio di Antinoo) scoperto nella Villa alcuni anni prima.
L’ultimo intervento di scavo, effettuato dalla Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, ha rivelato una straordinaria concentrazione di statue in stile egittizzante e classico, di elementi architettonici e di arredo gettati all’interno degli ambienti sostruttivi del giardino pensile per essere calcinati. Semisommersi dalla falda freatica, ricordano i famosi rinvenimenti settecenteschi del pittore scozzese Gavin Hamilton nel vicino laghetto di Pantanello.
Informazioni e prenotazioni:
sito web: www.sabap-rm-met.beniculturali.it
Info e prenotazioni: tel: 06/67233002-3
@SoprArcheologia @SoprArcheologia @soprarcheologia
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