Leggere ‘Candido’ per spirito d’avventura
Candido ovvero l’ottimismo
Voltaire
9788860735188
Baldini Castoldi Dalai editore
€ 6,90 e-book disponibile, edizioni a partire da € 0,49
Copertina:
Leggere o rileggere Candido di monsieur François-Marie Arouet, alias Voltaire, classico di metà ‘700 lo si può fare anche in vacanza tralasciandone, se proprio si desidera, la straordinaria eredità filosofica, l’invito alla speculazione, godendo il puro piacere dell’avventura per mezzo d’un viaggio esistenziale ricco di tante meraviglie da far impallidire molti odierni fantasy. L’Eldorado di Voltaire non ha niente da invidiare a certe atmosfere di alcune saghe infinite,
salvo una loro maggiore lividezza, facendo invece voltolare il lettore per mezzo mondo in un ‘solo’ centinaio di pagine. Dense. Dense e divertenti, ricche di figure convincenti e archetipiche quali la bella Cunegonda, il fedele Cacambo, la Vecchia, l’amico e sodale Martin come i cattivi della storia fra cui Frate Giroflée e l’olandese Vanderdendur… Lo sguardo di Candido sul carattere disonesto, torbido, bello e sensuale dell’umano è oggi più che mai accattivante. Siamo noi con le nostre intenzioni, pensieri, azioni che facciamo il mondo e la domanda sul perché ci riesca (per molti versi) tanto brutto, resta: «E credete, dice Candido, che gli uomini si siano sempre vicendevolmente massacrati come lo fanno oggi? Che siano sempre stati bugiardi, furbi, perfidi, ingrati, assassini, pieni di debolezze, ladri, vili, invidiosi, ingordi, ubriaconi, avari, ambiziosi, sanguinari, calunniatori, discoli, fanatici, ipocriti e pazzi? Credete, dice Martin, che gli sparvieri abbiano sempre mangiato gli uccelli, quando ne hanno trovati? Si, senza dubbio, dice Candido. Ebbene, soggiunse Martin, se gli sparvieri hanno sempre avuto il medesimo carattere, perché volete che gli uomini abbiano cambiato il loro?» Voltaire con questa storia perfetta e divertente confutò la dottrina di Leibniz incentrata sul concetto dell’umano vivere nel “migliore dei mondi possibili” riportata ai lettori attraverso il precettore Pangloss, mistico e ottimista fino alla fine e quasi più di Candido, pur avendone subite più che il protagonista. Sebbene l’opera nasca con questo scopo, il Candido ‘uomo’ che nascerà dalla trasformazione e dall’esperienza (rimasto tutto sommato buono e capace di ispirarsi, sempre, alla cultura invece che alle ignominie dettate dal più bieco e immediato tornaconto) è capace di illuminare tutto il percorso con la sua idea di bellezza. Suggerirà, infine, ai contemporanei e ai posteri un pizzico di responsabilità in più affinché si dia a questo mondo, in buona parte impossibile da cambiare, un proprio importante contributo, quello non troppo scontato di «coltivare il nostro giardino». (Serena Grizi)
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento