Legambiente presenta il rapporto Pendolaria, analisi annuale del trasporto ferroviario in Italia
Nel Lazio la miglior percentuale di rete a doppi binari, solo il 25,8% a binario unico, ma ancora sotto la media nazionale la percentuale di investimenti sul trasporto su ferro, lo 0,24% del bilancio regionale.
Condizione critica della rete su ferro a Roma: sistema di metropolitane scarsamente esteso e frequenze più basse delle altre capitali europee, tram più vecchi d’Italia con 34 anni di media a convoglio
Secondo il rapporto Pendolaria presentato stamattina a Palermo da Legambiente, nel Lazio ci sono 545.000 pendolari ogni giorno, numero aumentato tra il 2011 o il 2018 dello 0,9%. Con gli investimenti e un contratto di servizio appena sottoscritto, con scadenza nel 2035, il Lazio è una delle Regioni dove sono entrati in servizio nuovi treni e dove si è migliorata la qualità dei viaggi. Per capire quanto sia fondamentale basta osservare che le nuove risorse in aumento, hanno già portato alla messa in servizio di 24 nuovi treni Jazz, 27 Vivalto e 26 nuovi locomotori, con l’obiettivo di rinnovare tutta la flotta anche grazie all arrivo di 65 nuovi treni Rock. Il Piano degli investimenti prevede, nel 2020, l’acquisto di 12 treni tipo Rock a 5 casse e, nel 2021, 20 treni Rock a 6 casse e 2 due treni bi-modali. La Regione però, ha ancora ha una bassa percentuale di stanziamento procapite per la cura del ferro, considerando gli stanziamenti 2018 di 58,6 mln di euro, che in rapporto al bilancio regionale sono dello 0,28% della spesa, e considerando anche che tra 2009 e 2018 l’investimento per ogni abitante è stato di soli 6,14 euro all’anno; entrambi dati sotto la media nazionale.
Lo stato di salute delle ferrovie laziali non si ferma qui, dal rapporto emerge come il Lazio abbia il record di doppio binario rispetto all’estensione della rete: sono 1.350 i Km totali, con 229 stazioni o fermate, 1.002 km sono a doppio binario e 348 km a binario semplice, con il 25,8% il Lazio è quindi la regione con percentuale più bassa di binario unico in Italia. Anche l’elettrificazione della rete è molto ampia con 1.247 km elettrifica e 103 no, con il 7,6% il Lazio è terza regione in percentuale e a fronte di una media nazionale del 31,3% di tratta non elettrificata. Nonostante gli ultimi investimenti però, è ancora alta l’età media del materiale rotabile con 17,9 anni di età per i treni (15,4 la media nazionale) e oltre la metà dei 200 treni regionali, ha più di 15 anni. Emerge dal dossier anche che il costo a km è tra i più bassi d’Italia, mentre è tra i più alti il numero di abbonati pari a 321.473.
“Nella nostra Regione si è fatto molto, con investimenti e miglioramento del servizio ferroviario ma la strada da percorrere è ancora lunga – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -. Da una parte c’è il contratto di servizio che sta garantendo nuovi convogli e miglioramento delle condizioni di viaggio, dall’altro, gli investimenti possono e devono aumentare, puntando a dare a più persone la possibilità di muoversi su ferro abbandonando l’auto privata. Riaprire tutte le tratte sospese, aumentare l’intermodalità, rafforzare i nodi di scambio, riportare il treno in città da dove è scomparso, concludere tutti i raddoppi e l’elettrificazione di ogni metro di binari, realizzare progetti che attendono da decenni, tutto ciò deve essere prioritario nell’agenda delle amministrazioni locali. Di fronte a questa situazione, è evidente che la difficoltà più grande perché la cura del ferro abbia un impatto concreto, in termini di abbattimento delle emissioni climalteranti e di miglioramento della qualità della vita, sta per gran parte nella mobilità immobile di Roma. Nella Capitale ci sono le metropolitane peggiori d’Italia e d’Europa, i tram più vecchi d’Italia, progetti come l’anello ferroviario che tutti vogliono fare ma nessuno realizza concretamente, o addirittura la scomparsa di intere tratte tramviarie o di ferrovie metropolitane, in nome di ammodernamenti infrastrutturali che rischiano di lasciare a piedi, centinaia di migliaia di persone. Proprio in tal senso, resta altissima la nostra attenzione sullo stato delle tre ferrovie ex-concesse Roma Lido, Roma Nord e Termini Giardinetti, le prime due perché è giustissimo progettarne l’ammodernamento ma che per realizzarlo si chiuda la tratta extra-urbana per più di un anno, come sembra dovrà avvenire alla Roma Nord, è impensabile; mentre sul trenino Termini Giardinetti assistiamo al racconto di un progetto che mira a prolungarne la tratta ma di concreto c’è la sola certezza che, ora, non ci sarà alcun ritorno dei treni oltre l’attuale capolinea di Centocelle”
Nell’area Metropolitana di Roma, secondo il report di Legambiente, il tasso di motorizzazione è di 68,1 auto ogni 100 abitanti e il 19% sono gli spostamenti effettuati su trasporto pubblico, la Capitale soffre di un gap infrastrutturale enorme nei confronti delle altre città italiane ed europee per i servizi su ferro. Nella Capitale sono solo 60,6 i km di metro, e le frequenze sono tutt’altro che efficaci: metro B e C chiaramente non sono all’altezza, la B e B1 ha una frequenza tra 4 a 15 minuti, la C ha visto scendere la frequenza a 9 minuti (12 negli orari di morbida) ma ancora è poco visto che in tutte le altre Capitali europee come Londra, Parigi, Madrid e Berlino le metropolitane, oltre ad un’estensione di gran lunga superiore, hanno frequenze tutte tra i 2 ed i 4 minuti negli orari di punta e tra i 7 ed i 9 minuti negli orari di morbida. Gravissima per il trasporto pubblico è la situazione dei tram romani, tutti con più di 15 anni di età, una media di 34 anni, di gran lunga la flotta tranviaria più vecchia d’Italia.
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